Regno di Sardegna: Vittorio Amedeo III di Savoia e la Battaglia di Cosseria

TORINO – Vittorio Amedeo III di Savoia nacque a Torino il 26 giugno del 1726 da Carlo Emanuele III e Polissena d’Assia. Sposò, quando era ancora duca, Maria Antonia di Spagna, la figlia più giovane di Filippo V e di Elisabetta Farnese. Il matrimonio fu celebrato il 31 maggio del 1750 nella Chiesa dell’Abbadia di Oulx, in Valsusa. Il mattino seguente, in carrozza, i duchi di Savoia con tutto il seguito di nobili, cavalieri e servitori scesero a valle e si fermarono al Forte della Brunetta. L’indomani gli sposi partirono per il Castello di Rivoli, da cui giunsero infine a Torino, accolti festosamente dalla popolazione. La coppia ebbe dodici figli, di cui gli ultimi tre re di Sardegna del ramo principale dei Savoia (Carlo Emanuele IV, Vittorio Emanuele I e Carlo Felice); nel 1831 i Savoia-Carignano succedettero al ramo principale in mancanza di eredi.

Il matrimonio reale all'Abbadia di Oulx

 

RE NEL 1773

Diventò re nel 1773, dopo la morte del padre. Durante il suo regno fondò molte nuove Accademie. Quella di Pittura del 1778, quella delle Scienze del 1783 e quella dell’Agricoltura nel 1785. Molto prodigo e particolarmente attento all’urbanistica ed architettura, a lui si deve il miglioramento del porto di Nizza, la costruzione delle dighe sull’Arce e la strada della Côte, ma, a colpire l’immaginario della popolazione fu soprattutto l’iniziativa di dotare la città di Torino dell’illuminazione notturna tramite lampade ad olio.

Queste favorevoli premesse furono tuttavia ben presto smentite da scelte non sempre ottimali in campo politico e militare, soprattutto per un periodo tanto delicato per l’Europa quanto quello della  rivoluzione francese. Le tensioni divennero ben presto fortissime per gli esiti negativi degli ultimi anni. Quando un Piemonte, mutilato di Nizza e della Savoia, era diventato un nido di congiure e rivolte, che spianarono la strada all’ascesa di Napoleone con la prima Campagna d’Italia.

LA GUERRA

Durante Le ostilità tra la Repubblica Francese e il Regno di Sardegna, Vittorio Amedeo III di Savoia decretò, il 21 maggio 1793, l’istituzione della medaglia d’oro al valor militare (M.O.V.M.), come massimo riconoscimento del valore militare, “(…] per ufficiali inferiori e soldati che avessero fatto azioni di segnalato valore in guerra”. Il 28 aprile 1796, dopo la sconfitta nella battaglia di Mondovì, Vittorio Amedeo III di Savoia firmò l’Armistizio di Cherasco con Napoleone che impose la demolizione dei forti sul confine di Exilles e della Brunetta a Susa. Isolato e condannato da tutti, anche dai suoi più fedeli sostenitori di un tempo, colpito da apoplessia, Vittorio Amedeo III morì settantenne  il 16 ottobre del 1796 nel castello di Moncalieri. La salma fu tumulata nella Basilica di Superga.

Battaglia di Cosseria

I GRANATIERI

I Granatieri di Del Carretto nella strenua difesa del castello di Cosseria. Nel 1792, di fronte all’aggressione franco-giacobina il Regno di Sardegna arruolò tutti i soldati disponibili per difendere i propri confini dalle armate francesi. Filippo del Carretto, Conte di Camerano, chiese ed ottenne di essere subito reintegrato in servizio: il Re Amedeo III accolse la sua istanza nominandolo aiutante di campo del generale d’armata de Lazary.

Quando, all’inizio del 1793, furono costituiti i corpi franchi, formati sia con disertori francesi e piemontesi, gli fu assegnato il compito di costituire e comandare il primo corpo franco, destinato a divenire leggendario e a coprirsi di gloria. Durante la cosiddetta “Guerra delle Alpi” fu sempre in prima linea, ricevendo numerose ferite. Nei combattimenti dell’8 giugno 1793 fu colpito da una palla di moschetto nella coscia destra e da una nella sinistra, e i suoi soldati, lo portarono a spalla di colle in colle per non farlo cadere prigioniero del nemico. Egli riprese servizio con le ferite non ancora rimarginate, e fu protagonista di molti scontri e successi, tanto che il 26 novembre entrò a far parte dello Stato maggiore. Il riacuirsi delle ferite non gli consentiva di reggere alle fatiche fisiche che il corpo franco, con i rapidissimi movimenti a piedi, implicava, e nel dicembre 1793 il Re Vittorio Amedeo III lo volle quale proprio Aiutante di campo.

LA CAMPAGNA DEL 1795

L’anno seguente si segnalò a Ponte di Nava e nel coprire la ritirata del d’Argenteau su Ceva. Nella campagna del 1795 rimase di nuovo ferito alla gamba sinistra mentre organizzava a Vado le truppe in linea di battaglia, ma non abbandonò neanche il posto, sino a che non ebbe terminato il proprio compito e si ritirò nelle retrovie solo quando ne ricevette l’imposizione tassativa dal comandante in capo in persona. Ancora una volta non attese la guarigione e alla battaglia di Loano del 23 novembre fu ferito allo stomaco e, ciò nonostante, “non lasciò il campo di battaglia per farsi curare se non quando vide scemato il fuoco da una parte e dall’altra“. Quattro giorni dopo era di nuovo in prima linea.

CON I GRANATIERI

Sul finire del marzo 1796 assunse il comando del 3º Battaglione granatieri, composto su sei compagnie (due del rgt. Monferrato, due del Susa, due del Marina) e dopo la battaglia di Cosseria si trincerò sulle rovine del castello con 569 dei suoi uomini. Il 13 aprile al generale di brigata Pierre Banel, che gli intimava la resa, rispose “Sappiate che avete a che fare con i granatieri piemontesi, i quali non si arrendono mai!”, ma fu colpito a morte da un colpo di fucile nel successivo assalto, morendo insieme alla maggior parte dei suoi uomini. All’alba del 14 aprile i superstiti del 3° Battaglione Granatieri uscirono dal castello e sfilarono davanti alle truppe francesi che resero gli onori, e lasciarono quelle mura. Dopo la la resa gli ufficiali piemontesi, liberi sulla parola, ottennero il permesso di ritornare alle loro case. I soldati verranno invece avviati, a piedi, verso la prigionia in Francia.

Ruderi del castello di Cosseria

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