VAL GERMANASCA – Cose buone: il vino Ramiè. Da appassionato di montagna ammiro le viti che producono uva su piccolissimi appezzamenti strappati alla roccia. Con terreni sabbiosi e ciottolosi dove solo loro possono incuneare le radici a profondità ragguardevoli per prendere acqua e nutrimento. Ho anche notevole ammirazione per gli appassionati vignaioli che coltivano i vigneti su terrazzamenti con pendenze da capogiro. Mi sono sempre chiesto però se oltre alla passione per il proprio lavoro, ci fosse anche un pizzico di follia. Solo la follia può indurre ancora a vendemmiare con le gerle. Fare i trattamenti con atomizzatori a spalle. E legare i tralci con i salici. Ma mai come in questo caso si può dire che la follia, invidiabile e necessaria, porta a risultati meravigliosi e stupefacenti. Vini endemici con caratteristiche ineguagliabili.
TRA VINO E PAESAGGI
Paesaggi stupendi da ammirare e persone gustose con cui dialogare, benedetta follia! Succede tutto questo anche a Pomaretto all’imbocco della valdese Val Germanasca. Un giovane produttore, seguendo le orme dei genitori, porta avanti con passione, tecnica e tenacia vigneti che sarebbero destinati all’abbandono. Invece producono l’ormai mitico Ramiè. L’azienda è Cutandin che produce un vino che non può passare inosservato e con cui ho scelto di iniziare a “espatriare” enologicamente dalla Valle di Susa.
IL RAMIE’
I vitigni che compongono questo vino sono quelli che si sono adattati al meglio alle condizioni pedoclimatiche delle montagne torinesi, compresa la Val Germanasca: Avanà, Avarengo, Bequet; Chatus alle volte anche Barbera. I vigneti sono curati in modo maniacale da Daniele Coutandin. La vendemmia è aiutata da un’ardita e panoramica monorotaia che porta le uve a valle. Qui in cantina, se possibile, si fa ancora di più. Vendemmia scalare, selezione di lieviti indigeni per far partire la fermentazione, nessuna filtrazione e un lungo riposo in vasca d’acciaio prima di essere imbottigliato. L’annata qui descritta è il 2017 e la bellezza di questo vino arriva mentre lo si versa nel bicchiere. Splendido colore rosso rubino dotato di ottima limpidezza considerato che non viene filtrato. Al naso è spettacolare: intenso e complesso, ha profumi floreali di lavanda, viola e rosa rossa. Il fruttato esprime sentori di ciliegia, mora e lamponi maturi. Nonostante non sia stato a contatto con il legno della botte sfiorano il naso pepe nero e cannella. In bocca è secco, caldo (14.5°) e morbido, ma essendo un vino di montagna è anche fresco, sapido con tannini già piacevoli ma che denotano la possibilità di un periodo di invecchiamento in bottiglia ancora più lungo. E’ abbastanza equilibrato, persistente e di corpo ma la piena maturità e armonia la raggiunge dopo quattro o cinque anni di bottiglia. Si abbina splendidamente con primi importanti e secondi strutturati nonché con i formaggi stagionati delle valli alpine. Provatelo con un Plaisentif della Val Chisone stagionato 5-6 mesi e finirete anche voi per apprezzare quel pizzico di follia che ha creato tutto questo.
RESTA AGGIORNATO SU TUTTE LE NOSTRE NOTIZIE! COME?
Di Marcello Striano. Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia!