Tre ragazze della Valsusa come “Donna avventura” in montagna

AVIGLIANA – Gli incontri non avvengono mai per caso, perché noi siamo fatti prima di tutto di energia e i poli energetici si attraggono istintivamente. Se poi a questo fattore si aggiunge un affiatamento perfetto, la voglia di stare assieme e la comune passione per la montagna che ci unisce, il gioco è fatto.

Tre ragazze valsusine

Tre ragazze valsusine: Cinzia Borasca, Rossella Toniolo e Paola Maniaci, come me desiderose di scoprire la natura che ci circonda, grazie alla bassa valle di Susa in cui risiediamo e che di per sé già ci aiuta a ùincontrarci, sono diventate per me le compagne ideale per ogni genere di avventura alpinistica. Mi sarebbe piaciuto incontrarle prima perché avrei potuto condurle in luoghi ancora più sensazionali, a 70 anni compiuti, invece le posso solo far scoprire alcuni di questi luoghi, idonei alla mia età. Con la conoscenza acquisita negli anni grazie anche all’accompagnamento che tuttora svolgo, è facile però trovare cime o anfratti oggi poco frequentati per chi mira alle cime maggiori e regalare comunque emozioni a chi sa gioire anche su itinerari non troppo faticosi, blasonati o impegnativi che permettono senza l’ansia di arrivare, di vivere però metro per metro, la salita fino all’agognata cima.

Lo Stolemberg

Una di queste mete si trova sopra Gressoney Staffal (1824 m) da dove con due tronconi di ovovie (poco edificanti dal punto estetico, lo ammetto) si perviene fino al passo dei Salati (2.980 m), valico alpino che costituisce il confine naturale tra la Valsesia e la valle del Lys, rispettivamente in Piemonte e in Valle d’Aosta. Il passo era conosciuto anche col nome “colle inferiore delle Pisse”.  l termine “Salati” ricorda un antico passaggio di soldati romani. (2947 m). Ebbene per chi non viene distratto dai colossi del Monte Rosa, a cui un’occhiata è però d’obbligo, noterà un poderoso gendarme che attrae chi ama le guglie di un certo fascino. Mi riferisco allo Stolemberg 3202 m che si raggiunge seguendo il sentiero attrezzato in più punti con corde fisse di colore azzurro scuro, che dal Passo dei Salati conduce al Rifugio Mantova. Usufruendo di questo sentiero si perviene in un’ora scarsa alla base della nostra montagna che si raggiunge lasciando il sentiero per inerpicarsi lungo un’esile traccia che scorre tra grossi massi fino ad un intaglio visibile per un bastone ivi infisso. Qui (solo per sicurezza) ho legato le mie compagne di cordata per superare un saltino roccioso di II grado molto ben appigliato ma esposto perché precipita sul versante di Alagna con uno salto di oltre 200 metri.

Cima dei Salati

Superato questo passaggio, una placchetta inclinata di 5 metri, che è meglio salire con prudenza, conduce alla parte superiore caratterizzata da un’altra placchetta (infida se bagnata o con presenza di ghiaccio) addossata alla parete, superata la quale una traccia ben visibile conduce in breve alla prima cima che si affaccia allo strapiombo e poi sulla sinistra (ometti) alla vetta principale da cui si vede la stazione di arrivo della vecchia funivia dimessa che da Alagna saliva alla Punta Indren. Dopo essere discesi per la stessa via con Paola entusiasta perché era al suo primo tremila oltretutto non banale e un po’ adrenalinico, ho condotto loro su un punto trigonometrico quotato 3035 m, che, anche se dimenticato sulle carte, porta il nome di Cima dei Salati. Tornati all’arrivo della funivia saliamo il facilissimo Corno del Camoscio 3024 m per il sentiero botanico che raggiunge la cima agevolmente in 30 minuti. È stato bello notare come su questa sommità vi fosse un andirivieni di escursionisti, mentre sullo Stolemberg non ci fosse anima viva! L’assaggio finisce qui, però ho fatto loro vedere come dalla cima del Corno del Camoscio si possa proseguire sul versante opposto scendendo al Passo d’Olen che collega la valle di Gressoney con Alagna e proseguire per la non facile, dirupata e dimenticata cresta che conduce al Corno Rosso 3023 m per poi scendere sul retro al passo Zube 2874 m che si raggiunge dal basso in poco meno di 2 ore dall’intermedia del Gabiet e che oggi è l’univa via seguita per raggiungere senza pericoli il Corno Rosso.

Il valico dello Zube

Per finire ho segnalato loro l’esistenza di una piccola ma acuminata vetta posta a destra del Passo Zube, che essendo una novità vengo a descriverla essendo fino a poco tempo fa una cima quotata senza un nome, da noi salita il 9 settembre 2012 e chiamata Avlù. Essa si trova tra il Corno Rosso e la Punta Straling, compresa tra il Passo Zube e il secondario Passo della Civera. Una scoperta di tal genere ci porta sulle prime ad assumere maggiori informazioni sul luogo con un grazie particolare allora Vicesindaco di Gressoney Pietro Vincent che ci aveva detto come tale cima fosse stata di certo salita ma mai documentata. In seguito a questa sua cortese risposta l’abbiamo pertanto ascesa, documentandola il più possibile. Dal valico del Passo Zube si sale a destra tenendosi su una pietraia a destra di due aguzzi torrioni che si aggirano fino a un profondo intaglio posto tra essi e la punta stessa. Il passo chiave è in prossimità di una cengietta al termine della pietraia con andamento da destra verso sinistra sino ad individuare un piccolo camino a feritoia che permette (III-) di portarsi sulla cresta. Sulle prime seguire la cresta in un grosso intaglio, per poi aggirare a sinistra un infido salto frantumato salendo sul versante di Alagna (Vallone delle Pisse) per scivolo erboso inclinatissimo, delicato ed esposto (assicurare a corda chi non ha fermezza di piede) sino a raggiungere i salti rocciosi finali superabili sia in cresta (ometti da noi costruiti) per balze rocciose o più sinistra per saltini meno inclinati fino alla vetta costituita da una piattaforma rocciosa da cui si diparte un´affilata e lunga cresta discendente in direzione dello Straling che precipita poco sopra il passo della Civera). Dopo questa descrizione, le mie tre compagne di cime, affatto turbate, ma molto incuriosite, mi han chiesto di proporla come prossima
meta …