Le Vivandiere: eroiche protagoniste del Risorgimento

Le figure femminili che accompagnarono gli eserciti dall’antichità ai tempi moderni, le vivandiere, le cantiniere, le infermiere ebbero le prime regolamentazioni ufficiali in Svezia nel 1615, in Francia nel 1706 e in Inghilterra nel 1708. La Francia fu tra le nazioni che maggiormente utilizzarono e svilupparono queste figure, definendo un modello cui altri Stati e altri eserciti avrebbero guardato come esempio. Anche l’esercito piemontese aveva in organico le vivandiere. Le vivandiere erano delle operaie militarizzate che, nel periodo del nostro Risorgimento, continuavano a svolgere gran parte di quelle funzioni logistiche che esse avevano assicurato, fin dal Medioevo, presso i reparti militari.

IL REGOLAMENTO

Sottoposte al regolamento di disciplina militare, lavavano, rammendavano, attaccavano bottoni, cucinavano, acquistavano generi alimentari, vino e tabacco che poi rivendevano alla truppa, per conto dell’amministrazione. Durante i combattimenti raccoglievano, trasportavano ed assistevano i feriti, distribuivano acqua, gallette ed, all’occorrenza, anche munizioni. L’ordinamento vigente durante la prima guerra d’indipendenza ne prevedeva una per ogni battaglione di fanteria e due per ogni reggimento del genio. In seguito, dalla seconda guerra d’indipendenza, ogni reggimento di fanteria ne ebbe due, sino al 1866.

LA BATTAGLIA DI NOVARA

Dopo la battaglia di Novara, nel 1849, una vivandiera piemontese venne decorata perché, dopo aver portato in salvo numerosi feriti, aveva
portato sulla sua carretta un Generale ferito sino al Quartier generale per impedire che potesse cadere in mano nemica. Un’altra vivandiera, Maddalena Donadoni Giudici, prestò servizio per alcuni anni, dal 1848, presso il 1° Reggimento Granatieri dell’Esercito piemontese. Dopo il matrimonio lasciò il servizio ma, nel 1859, allo scoppio della seconda guerra di indipendenza, chiese ed ottenne di essere richiamata in servizio. Durante la battaglia di San Martino si distinse nel soccorso e nell’evacuazione dei feriti, per cui fu decorata con una Medaglia d’Argento e tre di Bronzo. Serafina Donadei era un’altra vivandiera della Brigata Granatieri ed anch’essa venne decorata con una Medaglia d’Argento per il suo comportamento encomiabile nel soccorso ai feriti durante la battaglia di San Martino nel 1859.

LE VOLONTARIE

La partecipazione delle donne al Risorgimento fu ben più ampia di quanto gli esigui organici di vivandiere dell’esercito piemontese possano far desumere. Paola Francesca Di Rosa, direttrice di una filanda nel Bresciano, decise di organizzare una scuola serale per le operaie che erano alloggiate dal lunedì al venerdì nel pensionato annesso all’opificio. Nel 1832 raccolse queste operaie in una Associazione che aveva come finalità l’istruzione e l’educazione delle bambine, trascurate od abbandonate, e l’assistenza infermieristica. Nel 1836 le volontarie di questa Associazione si prodigarono durante l’epidemia di colera che provocò 32.000 morti in Piemonte, Veneto ed Emilia. Nel 1840 le volontarie dell’Associazione erano 33, tutte con esperienza infermieristica e pedagogica. Nel 1848 esse concorsero all’assistenza dei feriti delle Dieci giornate di Brescia. L’Associazione, un po’ alla volta, divenne una comunità di convivenza e nel 1851 si trasformò in un Ordine religioso, le Ancelle della Carità, costituito, in pratica, da suore maestre, catechiste ed infermiere.

Nel 1854-55 quaranta suore di quest’Ordine lavorarono presso il Servizio di Sanità militare del corpo di spedizione piemontese impiegato nella guerra di Crimea. In seguito, le Ancelle della Carità hanno assicurato l’assistenza infermieristica negli ospedali militari italiani, nella seconda e terza guerra d’indipendenza e nelle due guerre mondiali.

RESTA AGGIORNATO SU TUTTE LE NOSTRE NOTIZIE! COME?

Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia! Segui e metti mi piace al canale YouTube L’Agenda News.