Le banche in montagna chiudono: la denuncia dell’Uncem

TORINO – “Potessimo denunciarli, certo che lo faremmo. Non sappiamo chi siano e poco ci importa. La cosa grave, da denuncia, è che la chiusura di 140 filiali in tutta Italia con decorrenza 20 maggio, a meno di sei mesi dall’ultima sforbiciata di 104 filiali e tuttora in assenza di un nuovo Piano industriale’, come ci ricordano i Sindacati dei lavoratori, è un danno per i territori più fragili, per le aree montane e rurali del paese, per i piccoli Comuni. Lo abbiamo detto e lo ridiciamo per l’ennesima volta ad ABI, Banca d’Italia, Consob, MEF e Parlamentari. Che le banche chiudono è il segnale di una sfacciataggine che un grande gruppo imprenditoriale orientato solo al profitto e alla finanza, esercita verso i territori”. Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

LE BANCHE IN MONTAGNA

C’entrano poco home-banking e altre soluzioni. Da denuncia è l’atteggiamento, il dire ‘noi ce ne andiamo e manco vi ascoltiamo, manco ci confrontiamo perché voi siete niente”. Se ne vanno sbattendo la porta e lasciando il cerino in mano ai Sindaci. Che devono rispondere alle arrabbiature dei concittadini. BPER, dopo Unicredit, Intesa San Paolo e cento altri. Restano le BCC, che anche sono in controtendenza e alle quali proponiamo di aprire nuovi sportelli dove i grandi gruppi hanno chiuso. Resta e cresce Poste Italiane, anche grazie al patto fatto con Uncem e Anci alla luce della legge 158 sui piccoli Comuni. Restano e crescono i più lungimiranti. Se ne va chi non ha capito come è fatta l’Italia. Una vergogna”.

LA DENUNCIA

“Da denuncia appunto, per comportamenti immorali. La meriterebbero si. Intanto noi diciamo ai Sindaci di portare cittadini e Associazioni in piazze a protestare contro le chiusure. Servirà a poco, ma non stiamo certo zitti. Alziamo la voce contro chi prende in giro i territori e le comunità. Scendano in piazza e dicano NO alle chiusure. I danni per i lavoratori, per i cittadini, per mezzo Paese sono evidenti. Chi guadagna sono sempre le banche, a spese nostre. Dunque, spostino i conti i cittadini, cambino servizio. Scelgano solo chi c’è e chi rimane“. Conclude Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

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