A Gravere si parla di architettura e borghi alpini

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GRAVERE – A Gravere si parla di architettura e borghi alpini.

A GRAVERE SI PARLA DI BORGHI ALPINI

Sabato 16 settembre incontro organizzato dalla Pro Loco di Gravere presso il Salone Sicheri alle ore 17. Sarà presente l’architetto Antonio de Rossi, autore tra gli altri di alcuni interessanti testi sui borghi alpini e sul loro futuro. L’intento è di stimolare il confronto, l’incontro e la discussione tra amministratori pubblici e tra cittadini sulla rinascita dei borghi montani, che stanno attraversando un periodo difficile a causa dello spopolamento e delle varie crisi nazionali e internazionali. Con la speranza di avere spunti di riflessione e idee per le scelte e le sfide che ci attendono. Un paese di poeti, santi e navigatori. Ma anche di «borghi». Da qualche anno, la riscoperta del policentrismo territoriale italiano viene veicolata nello spazio pubblico e mediatico dal concetto di «borgo» e dai suoi correlati semantici. Le migliaia di comuni italiani, la varietà e complessità territoriale di un paese costituito da poche grandi città, pochissime «metropoli», molte città medie, una miriade di piccoli comuni, frazioni, reti di città, campagne, coste, colline e montagne, vengono così ridotte all’immagine del «borgo».

IN MONTAGNA

Facile rappresentazione ammalata di «metrofilia», che trae piacere dall’eccitazione per un oggetto percepito come atipico, privo di una propria volizione, da soggiogare e umiliare in un riconoscimento del tutto asimmetrico, dove il borghese illuminato e riflessivo «adotta» il borgo bello ma bisognoso. Un rapporto, questo, che misconosce l’autonomia dei territori, la loro libertà di «dire no», il loro carattere morale e paritario nella produzione di strategia di sviluppo condivisa. Fino a negarne l’identità specifica. Le conseguenze sono molteplici e nefaste. Come già per la cultura, la narrazione del «borgo» fa sì che anche la valorizzazione del territorio sia tale solo se inglobata nella goffa egemonia del «turismo petrolio d’Italia», oggi condita con una spruzzata di ecologismo che assomiglia più al giardinaggio che alla presa in carico della questione ecologica. Le stesse politiche pubbliche (si pensi al «Bando borghi» del Pnrr o alle iniziative delle case a 1 euro) soffrono di questa distorsione sistematica. Visto dai centri delle grandi città e con gli occhi di una classe dirigente sempre più urbana per categorie e riferimenti culturali, se non per nascita e capitale sociale.

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