Storia di Maria Bricca, che cambiò le sorti dell’assedio di Torino del 1706

PIANEZZA – Si parla sempre di principi e re, ma quante volte a fare la differenza sono stati i popolani? L’assedio che Torino stava vivendo proprio in questi giorni, nel 1706. Quanto deve a Pietro Micca, oltre che al genio militare di Eugenio di Savoia? E c’è un’altra eroina appartenente al popolo, a cui Torino deve la fine dell’assedio francese; la storia di Maria Bricca si inserisce infatti come una tessera nel complesso mosaico che fu la liberazione della capitale di Vittorio Amedeo II. Siamo a Pianezza, che nel 1706 era un borgo da cui si aveva un’ampia visuale del territorio, dalla Valle di Susa alla capitale del Ducato. Anche per questo a ogni scorreria francese, Pianezza era uno dei primi abitati a rimetterci. Il 2 dicembre del 1684, a Pianezza, viene al mondo Maria Chiabergia, di umili origini.

NEL 1693

Nel 1693 la piccola Maria assiste ai saccheggi del maresciallo di Francia Nicolas Catinat, il quale, all’interno di quella che passerà alla Storia come la “Guerra della Grande Alleanza” o “Guerra dei Nove Anni”. Scende in Valsusa distruggendo tutto ciò che trova sul suo cammino: Susa, Avigliana, Rivoli, Venaria e la stessa Pianezza. Seppur bambina, Maria probabilmente inizia a coltivare una certa avversione verso i Francesi. Nel 1705 la Chiabergia sposa Valentino Bricco, un vedovo di vent’anni più anziano. Da quel momento sarà conosciuta come Maria Bricca o come Bricassa. Morirà a 49 anni, nel 1733; ma ciò che ancora non sa, è che nel 1706 passerà alla Storia da vera e propria eroina. Quando, nel 1706, Torino e il suo territorio vissero i lunghi mesi dell’assedio e dell’occupazione francese, Maria Bricca fu per un momento protagonista della Storia.

A SETTEMBRE

Intorno ai primi di settembre, con l’arrivo del principe Eugenio di Savoia, la lunga guerra di attesa tra Francesi e Piemontesi si avviava verso la svolta. Durante una scaramuccia organizzata da Vittorio Amedeo tra Alpignano e Collegno, i Francesi ebbero la peggio e furono costretti a ritirarsi nel castello di Pianezza. Perdendo uomini, armi e vettovaglie. Eugenio, il genio militare che aveva già liberato Vienna dall’assedio ottomano, intravide immediatamente la possibilità di successo davanti alla fragilità avversaria, così ordinò ai suoi uomini di prendere il castello di Pianezza, dove i francesi erano in condizioni di netta difficoltà, impreparati all’attacco. E qui intervenne Maria Bricca.

Galleria di Maria Bricca

UN PASSAGGIO

La giovane popolana raggiunse il principe Eugenio di Savoia per rivelargli un passaggio segreto che gli avrebbe permesso di entrare nella fortezza senza colpo ferire. E fu proprio Maria a guidare le truppe prussiane di Leopoldo I di Anhalt-Dessau nella galleria che dava accesso alle sale del castello. Mentre il marchese Visconti attaccava i Francesi dall’esterno. E addirittura fu sempre Maria a entrare per prima nella sala del castello al grido di “Viva i Savoia!“. Inutile dire che dopo l’assalto al Castello di Pianezza, conquistato facilmente dagli alleati, le sorti dell’assedio cambiarono, avendo privato i Francesi di uno degli elementi più importanti non solo per la battaglia torinese, ma anche per il controllo della Valsusa e, quindi, per la protezione del collegamento con la Francia e della via di fuga. Il suo fu un consiglio cruciale, confermato anche dalle cronache del tempo. I Francesi vennero colti completamente impreparati: molti furono uccisi, altri vennero fatti prigionieri. Il bottino, tra viveri e armi, fu ingente. Così l’aiuto di un’umile popolana cambiò le sorti dell’Assedio di Torino.

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