E’ stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 2 dicembre 2020 in vigore da oggi 3 dicembre. Le misure sanciscono in modo inequivocabile la crisi del turismo di montagna. Una situazione paragonabile alla peggiore catastrofe climatica. Natale e Capodanno con i cittadini dentro i confini comunali e, dal 21 dicembre al 6 gennaio, anche il blocco degli spostamenti tra le Regioni. Poi il divieto di raggiungere le seconde case. Il decreto legge Covid conferma la stretta del governo sulle festività, per fare scudo a una possibile terza ondata. Il nuovo decreto serve a dare “copertura” proprio alla stretta natalizia. Permette a Conte di firmare un Decreto che duri fino a 50 giorni (ora il limite è 30) e quindi di fissare la scadenza del decreto in vigore dal 4 dicembre anche oltre l’Epifania (tra le ipotesi c’è quella del 15 gennaio). Ma soprattutto, consente misure più rigide nelle festività a prescindere dal “colore” delle Regioni. E stabilisce che dal 21 dicembre non ci si potrà spostare tra Regioni e province autonome se non per lavoro, salute e “situazioni di necessità”, oltre che per tornare nella propria residenza, domicilio o abitazione.
MORTO IL TURISMO IN MONTAGNA
Sull’interpretazione delle eccezioni, in particolare le “situazioni di necessità“, si dibatterà ancora nelle prossime ore con le Regioni. E anche su misure di dettaglio come quella di far chiudere i ristoranti degli alberghi la notte del 31 dicembre o sulle deroghe alla quarantena per chi rientri dall’estero. Nel governo si è parlato della possibilità di impugnare la legge della Valle D’Aosta che è in contrasto con il Decreto sulle norme anti contagio. Una possibilità molto concreta anche se la decisione non è stata formalizzata in questa lunga nottata di riunioni. Ma probabilmente non è finita qui. Perché nelle prossime ore spetterà alle Regioni esprimere un giudizio sulle misure del governo.
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