Lettera sul fallimento dell’associazione commercianti: “Il Commercio a Giaveno, tra provincialismo e disillusione”

Lettera del 27 gennaio 2022.

Almeno ci avevano provato Angelo Torelli, titolare della ACAT servizi, nonché Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri, sezione di Giaveno, e Dario Barone, dell’omonima falegnameria ed esponente del Comitato di Buona Destra Giaveno, avevano tentato qualche mese fa l’adesione in associazione dei principali imprenditori valsangonesi e dei commercianti giavenesi. Torelli, in qualità di Presidente dell’Associazione Commercianti e Barone, in veste di Presidente degli imprenditori, sembravano finalmente riusciti a smuovere lo stagnante attendismo degli imprenditori della valle, scuotendoli dalla basilare funzione di “pagatori” ed erogatori di semplici servizi o prodotti.

Destinati a risentire di ogni variazione di tendenza, politica, crisi, burocrazia, balzelli, gli imprenditori avevano ed hanno tuttora da rimproverarsi il fatto di non riuscire a fare fronte comune. Cosa ben diversa sarebbe il consorziarsi in associazioni che difendano i diritti comuni, promuovano le iniziative dei singoli, erigano fronte compatto davanti ad ostacoli di natura burocratica e legislativa che impediscano un tranquillo e produttivo svolgersi delle proprie attività. Se l’inizio dell’esperimento aveva visto l’adesione sempre più significativa degli associati ad iniziative utili come corsi di formazione sulla contabilità e l’IVA, sulla tenuta dei registri, sulle ottemperanze fiscali, il tutto pagato attraverso raccolte fondi derivanti da cene ed altre occasioni similari, l’andare del tempo ha portato alla luce scontri e battibecchi da periferia che hanno indotto al misero crollo del percorso virtuoso iniziato.

Il pettegolezzo da provincia, i piccoli screzi e la scarsa volontà di superarli, ha portato al fallimento quello che deve essere un atteggiamento consortile e corporativo, unico in grado di portare avanti esigenze comuni, problematiche ed opportunità spalmabili sul territorio e non inerenti al caso singolo della singola bottega. Non che sia interesse dei Comuni operare una gestione del commercio attraverso un sistema di divide et impera che non gioverebbe a nessuno, ma se è vero che l’unione fa la forza, è interesse dei singoli commercianti, come delle amministrazioni, gestire un fronte compatto che rilevi criticità e interessi per il bene dello sviluppo cittadino e della valle.

Buona Destra intende porre l’accento sulla necessità imprescindibile di un’associazione commercianti e imprenditori all’interno di una realtà che annovera centinaia di vetrine su strada e migliaia di Partite IVA. Se poi, le stesse amministrazioni, concordemente con le associazioni, promuovessero iniziative fiscali e investimenti per incentivare lo sviluppo del commercio, attirando adesioni dall’area metropolitana, assisteremmo all’arrivo di grandi marchi oggi volutamente e comprensibilmente latitanti, desiderosi di approfittare di opportunità e convenzioni che li convincano a non investire nei soliti luoghi noti. La vitalità del commercio, la creazione di nuovi posti di lavoro, la deprovincializzazione della valle ne gioverebbero in tutti i settori, colpendo, al limite, la procrastinata e annosa problematica della viabilità cui, finalmente, si sarebbe costretti a mettere mano.

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