TORINO – Giornata Internazionale della Montagna: l’Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrando l’Uncem il 4 dicembre 2023.
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MONTAGNA
In Italia “vi ĆØ una regione che comprende un quinto della sua popolazione, che si estende per un terzo della sua superficie e in cui la vita di tutti i ceti e categorie si svolge in condizioni di particolare durezza e di particolare disagio in confronto col rimanente del Paese. Questa regione, che non ha contorni geografici ben definiti, ma si estende ampiamente nella cerchia alpina, si allunga sulle dorsali appenniniche e si ritrova nelle isole maggiori, risulta dallāinsieme delle nostre zone montane“. Questa ĆØ la voce di Michele Gortani, deputato allāAssemblea Costituente, eletto in Friuli, che il 13 maggio del ā47 si rivolgeva allāAssemblea con queste parole. (…) Era allāItalia che Gortani si rivolgeva, allāItalia che si rinnovava. E, quellāinsigne geologo, invocava che finalmente fosse lāora che lāItalia si rivolgesse ai montanariĀ – come disse – “con amore”. E proponeva, ancora una volta, la questione della montagna come “questione nazionale”. Fu con il voto dellāAssemblea Costituente, su un emendamento presentato da Gortani come primo firmatario, che la “causa montana” trovava posto allāart.44 – che lei ha ricordato pocāanzi – della nostra Costituzione.
LA MONTAGNA NEL ‘900
A lungo, nella prima metĆ del ā900, la montagna era stata intesa come giacimento di risorse per le pianure e le cittĆ , con lāutilizzo delle fonti energetiche, delle disponibilitĆ idriche per lāirrigazione e lāindustria, mentre la questione delle “Terre Alte” veniva ridotta a questione di gestione del patrimonio agro-silvo-pastorale. Una visione davvero riduttiva. Impulso che si riaffaccia periodicamente, insieme, oggi, alla tentazione di considerare la montagna un immenso parco giochi a consumo dei flussi turistici. Ma la regione di montagna ĆØ fatta di persone. Con la Repubblica, allāAssemblea Costituente la parola veniva restituita alle popolazioni alpine e delle nostre altre montagne. A 75 anni da quella decisione, a 70 anni dallāistituzione della vostra preziosa Unione, ĆØ giusto riflettere sui passi compiuti e su quelli da compiere, per ribadire, come lei ha detto, pocāanzi, Presidente, “nuova fedeltĆ alla Carta” e ai suoi principi.
LA MONTAGNA OGGI
La montagna non ĆØ solo lāevidente spazio di raccolta di beni del Paese, ma, con i suoi 3.850 Comuni, rappresenta un decisivo patrimonio di vita civica. Tra pochi giorni – pocāanzi lei lo ricordava, il 19 dicembre, appunto – ricorreranno ottantāanni dalla Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine – la Carta di Chivasso – che riunƬ, in quella cittadina piemontese, in quel ā43, esponenti della Resistenza che, in maniera lungimirante, optarono, anzitempo, per la scelta repubblicana. Lasciamo, per un attimo, la parola a quel documento che, nel pieno della lotta per lāindipendenza della Patria e la libertĆ dal nazifascismo,Ā chiedeva lāautonomia per le vallate alpine affinchĆ© potessero costituirsi in ComunitĆ politico-amministrative; affermava il diritto di usare la lingua locale accanto a quella italiana; sollecitava unāorganizzazione tributaria in grado di favorire lo sviluppo dellāeconomia montana e combattere, cosƬ, lo spopolamento. Ed ĆØ a questo patrimonio di valori che occorre guardare, ai suoi abitanti che, in questi 77 anni di vita democratica, si sono battuti per affermare gli elementari principi costituzionali di eguaglianza fra i cittadini, alimentandola con lāesperienza dei Consigli di Valle, espressione dellāidentitĆ dei territori, della solidarietĆ tra i Comuni.
L’UNCEM
A Rassa, in Valsesia, il presidente Uncem, nel 2016, osservò, con piena ragione, come il compito di curare le zone montane – prezioso anche per lāequilibrio dellāintero sistema nazionale – non poteva ricadere esclusivamente sulle spalle di coloro che vivono in quei territori. Ć una posizione che va condivisa. Si tratta di unāosservazione di buon senso che si aggiunge al dovere di applicare, a tutti i territori, il principio di eguaglianza dellāarticolo 3 della nostra Costituzione. Come ĆØ naturale, nuove sfide si aggiungono, imposte, oggi, dai mutamenti climatici, dalla struttura demografica del Paese; sfide che rilanciano la questione della tutela ambientale come centrale per la sopravvivenza e il progresso di tante parti dāItalia e dellāintero Paese. Le alluvioni continuano a rammentarcelo, con lutti e distruzioni.Ā A questo scopo, ĆØ lecito interrogarsi su quali debbano essere gli strumenti più opportuni per affrontarle e, insieme, per fornire risposta alle possibilitĆ di inverare il dettato costituzionale circa la specificitĆ riconosciuta in Costituzione alla montagna. Una peculiaritĆ suffragata anche da numerose recenti sentenze della Corte costituzionale, che indicano come la condizione di svantaggio della montagna italiana giustifichi ampiamente misure a suo favore.
IL GOVERNO
Ć, dunque, auspicabile che le iniziative legislative avviate dal Governo – e da quello che lo ha preceduto – vengano prese in esame e in considerazione dal Parlamento, in attuazione della norma costituzionale. Ć, del resto, dai tempi del Ministro delle finanze Ezio Vanoni – che lei, pocāanzi, ricordava, Presidente – che la questione della fiscalitĆ per le zone montane ĆØ stata affermata in linea di principio e, tuttavia, ha trovato difficoltĆ applicative. Le finalitĆ sono state individuate in modo puntuale: si tratta di fruizione di diritti; si tratta, nellāinteresse nazionale, di predisporre incentivi utili a impedire un ulteriore spopolamento di aree sensibili. Ć certamente una prioritĆ nazionale rilanciare la Strategia per la Montagna Italiana. Sono i diritti che lei, pocāanzi, ricordava, Presidente: la sanitĆ , la scuola, il superamento del divario digitale – fondamentale per rendere operative opportunitĆ occupazionali -, lāaccessibilitĆ ai servizi e i trasporti pubblici, a partire dalla rete ferroviaria, nelle aree interne tanto carente, quando non addirittura sottratta.
LE REGIONI
Le Regioni sono state chiamate a essere attrici in questo processo. E si tratta di far sƬ che i protagonisti siano i territori e le popolazioni montane, coinvolte, insieme alle loro istituzioni, nellāeliminazione degli squilibri socio-economici con il resto del territorio nazionale. Istituzioni impegnate nella missione di difesa del suolo e della protezione della natura, secondo quanto dettava lāarticolo 2 della legge 1102 del ā71 che, superando lāesperienza dei consorzi di Comuni,Ā istituiva le ComunitĆ Montane, affidando loro lāelaborazione dei propri piani di sviluppo.
Nuto Revelli, il cantore del “mondo dei vinti”, riassumeva in tre parole i valori che la montagna e le sue genti proponevano: libertĆ ; confini; solidarietĆ . Spirito di libertĆ , che si traduceva nellāinsofferenza verso ogni prepotenza e verso i confini, naturali o artificiali o sociali che fossero. Spirito di solidarietĆ . Quello che ha sempre animato le genti delle Terre Alte fra di loro – fossero da un lato o dallāaltro della valle o del monte – o verso lāestraneo. PerchĆ©, laddove la vita ĆØ più dura, si fanno strada maggiormente i valori più autentici della persona. La nostra Costituzione ne ĆØ specchio fedele e, per questo, la Repubblica ĆØ riconoscente verso le genti di montagna. E vi chiedo di farvi interpreti e di trasmettere questo sentimento. In tutti questi anni l’Uncem ĆØ stata antesignana e fedele portavoce di questa grande questione. Vi rivolgo gli auguri migliori per la prosecuzione della vostra attivitĆ , che esprime la consapevolezza del valore delle autonomie plurali in Italia. Auguri. Sergio Mattarella | Quirinale, 4 dicembre 2023
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