VALSSA – Il Comitato L’AcquaSiCura della Val di Susa prende atto del recente, seppur ritenuto ancora lacunoso e generico, contatto da parte di SMAT in merito alla crescente preoccupazione per la contaminazione da PFAS nelle acque potabili della valle. Pur accogliendo con cauto ottimismo la possibilitĆ di un dialogo costruttivo, il Comitato sottolinea l’importanza di elevare la discussione a un livello politico, affinchĆ© si affrontino le radici del problema con la serietĆ e l’urgenza che la situazione richiede.Ā Riconosciamo la necessitĆ di analisi tecniche approfondite, ma riteniamo fondamentale non disperdere l’attenzione pubblica in tecnicismi che rischiano di oscurare la prioritĆ della questione. Ć sul piano dei principi e delle dinamiche della societĆ civile che intendiamo portare avanti il dibattito, evidenziando alcuni punti cruciali.
Acqua in Valsusa: urge un intervento politico decisivo sui PFAS
“Assistiamo con crescente preoccupazione al riproporsi del classico refrain: “i PFAS sono ovunque“. Viene stilato un lungo elenco di prodotti, usi quotidiani, applicazioni industriali, rifiuti e plastiche, come a voler diluire la responsabilitĆ e indurre un senso di inevitabilitĆ . Questo mantra, ripetuto incessantemente da oltre un anno, rischia di diventare lo sfondo giustificatorio di comportamenti passivi e fatalisti. Dietro questa narrazione, spesso si celano coloro che cercano di eludere le proprie responsabilitĆ dirette, siano esse politiche, giuridiche o amministrative. Ć imperativo disinnescare questa dinamica fuorviante. Scientificamente, tali argomentazioni sono irrilevanti nell’analisi tecnica. Eticamente, sono insostenibili. Ć un principio basilare che tutti coloro che hanno responsabilitĆ dirette nella gestione delle acque potabili ā e non ci riferiamo unicamente a SMAT ā hanno il preciso scopo e il dovere pubblico di garantirne la purezza. Il primo passo per adempiere a tale compito ĆØ l’individuazione rapida e precisa delle fonti di inquinamento più probabili e significative presenti sul territorio della valle, non altrove. Queste fonti devono essere rese pubbliche, poichĆ© l’acqua ĆØ un bene collettivo, non proprietĆ di SMAT o di chiunque altro. Ć necessario agire immediatamente per bloccare tali fonti. In questo contesto, respingiamo con forza il tentativo di spostare l’attenzione sulle acque montane del lago di Rochemolles. La natura idrogeologica di quella zona e l’elevata presenza di limo rendono illusorio qualsiasi costoso sistema di filtraggio proposto da SMAT. Non possiamo più cadere in questa “ipnosi“.
La politica in prima linea: ĆØ ora di agire
Concludono: “Infine, ĆØ fondamentale ribadire con chiarezza che la posizione dei cittadini non può e non deve essere in prima linea nella risoluzione di questa crisi. Non ĆØ accettabile che i comitati civici e i gruppi spontanei siano gli unici a vigilare e sollecitare soluzioni concrete, venendo nel frattempo dipinti come interferenti e allarmisti. La politica e le societĆ che da essa ricevono in gestione acque e acquedotti pubblici sono e rimarranno i principali, se non unici, responsabili della risoluzione dei nodi cruciali“.