CAPRIE – Caprie, la Torre di Campambiardo è un monolito che si staglia sopra l’abitato omonimo e come tutte le forme bizzarre della natura attira l’attenzione dei curiosi. Come diceva il compianto alpinista valsusino Gian Carlo Grassi. “I monoliti sono pura esplosione di assoluta verticalità dalle forme austere, irraggiungibili. Per proiettare la nostra dimensione in uno spazio immaginario, ristretto all’essenziale”. Ebbene questa torre naturale né è un esempio lampante. Essa si raggiunge, provenendo da Torino dall’uscita della tangenziale di Avigliana Ovest, prendendo la SS 24 per Susa. Dopo 2,5 km circa si trovano le due rotonde di Villar Dora. Superata l’ultima rotonda si percorrono altri tre km circa e si trova sulla destra l’indicazione Caprie. Proseguire sulla strada fino al primo incrocio. Svoltare a sinistra entrando nel paese per salire poi sulla destra prendendo la strada che conduce a Celle e seguire questa deviazione sino a superare la borgata di Peroldrado.
IL PERCORSO
Si prosegue ancora per una breve discesa e poi si riprende a salire fino ad arrivare alla borgata di Campambiardo. Il Monolito
appare severo e austero sulla destra. Non prendere il primo sentiero che conduce alle vie di arrampicata, perché più ripido di quello che vi propongo come valida alternativa allo scopo che mi sto prefiggendo e di cui vi parlerò alla fine. Esso è ben individuabile sulla destra, dopo aver attraversato tutto il paese, in pieno bosco prendendo come riferimento un parcheggio sulla sinistra, ben riconoscibile perché a lato di bidoni per la raccolta differenziata. Il sentiero che conduce a Celle, attraversa in piano le vecchie baite alte del paese, per “Via delle Alpi”. Salire a sinistra, quando il sentiero tra le case inizia a scendere verso la borgata, prendendo come riferimento una vecchia scritta su un muro di un caseggiato accanto ad una meridiana: “Via Celle”.
LA MONTAGNATERAPIA
Lasciare il sentiero principale per una traccia orizzontale che vi conduce al colletto a monte del monolito. Per salire sul punto culminante un unico passo di “I grado” vi accompagna alla cima. Desidero infatti prendere ora spunto da questo veloce itinerario per lanciare un appello e tracciare una linea guida chiamata non a torto “Montagnaterapia”. Rendendomi disponibile ad accompagnare gratuitamente qui e in luoghi simili, i lettori con qualche problema motorio o ipovedenti, per dimostrare loro come questo tipo di montagna possa riportarci in vita. Quest’itinerario è proprio l’ideale per sperimentare la Montagnaterapia” in quanto il dislivello è irrisorio (150 m scarsi), l’avvicinamento comporta meno di 20 minuti e la breve salita che vi porta all’apice sul vuoto assoluto, è quanto di più gratificante le nostre deboli forze riescano ancora a sopportare; provare per credere!
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