Bardonecchia: fortificazioni, bunker e fortini delle Seconda Guerra Mondiale

BARDONECCHIA – Introdotta e animata da Simone Bollarino mercoledì 15 luglio nella Sala Giolitti del Palazzo delle Feste la Conferenza Bardonecchia Bunker e Fortezze. Durante la quale Fabio Cappiello, il relatore, ha espletato il servizio militare in zona nel corpo degli alpini. Ha illustrato ai numerosi presenti, con l’ausilio di diverse immagini, reperti e giornali d’epoca, gli itinerari del Vallo Alpino. Con particolare riferimento alle numerose fortificazioni, ai bunker e i fortini edificati a ridosso della Francia. Allo scopo di difendere i confini nazionali, a cavallo tra la Prima. Soprattutto, della Seconda Guerra Mondiale e tuttora presenti, sia pure in gran parte semidistrutti sul territorio della Conca di Bardonecchia.

LE FORTIFICAZIONI

Il relatore, nel sottolineare che il governo fascista italiano il 10 giugno 1940, ha dichiarato guerra alla Francia, sia pure si trovasse in una condizione generale e strategica fortemente svantaggiosa. Solo in parte compensata dall’l’impegno profuso delle nostre truppe contro avversari meglio alloggiati, attrezzati ed informati. Una conferenza, organizzata dalla Pro Loco Bardonecchia, in collaborazione con la Civica Amministrazione. Ha testimoniato come esista una buona fetta di persone di tutte le età che sale in alta montagna alla ricerca di quanto rimasto di quegli anni. Alimentando, al pari di altre regioni alpine italiane di confine, una forma di turismo bellico e il relativo indotto.

A BARDONECCHIA

Accorato l’invito finale del relatore, rivolto non solo ai presenti: “Non cercate di entrare nei bunker e nelle fortificazioni presenti italiane di confine, fatte saltare dopo il trattato di pace del 1947 ed in particolare, non portate a casa eventuale materiale bellico ritrovato perché può essere molto pericoloso. Non imbrattate le strutture con disegni e scritte, salite in quota a piedi o in montainbike, limitandovi a vedere dall’esterno ciò che rimane, scattando, perché no, tante belle foto ricordo. Un bel modo per rispettare chi, comandato, ha stazionato in condizioni molto al limite nelle varie fortificazioni zonali, combattuto e, talvolta morto, per la difesa dei confini della Patria”.

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