Tornano gli Alpini della Tridentina in Valsusa, manifestazione di storia per ricordare la ritirata dalla Russia

SUSA – Il programma delle manifestazioni organizzate dall’Associazione Nazionale Alpini è per domenica 15 luglio, con la partenza di un treno storico dalla stazione di Porta Nuova per ricordare la partenza per la Russia di numerose tradotte alpine, tra le quali quella dello scrittore Mario Rigoni Stern, sergente del battaglione Vestone, partita da Porta Nuova il 26 luglio 1942. Un viaggio per molti senza ritorno.

Alpini che divennero valsusini per adozione

Ricordo della Tridentina in Piemonte” è il titolo di una manifestazione commemorativa che il Comitato Tridentina 1942-2018, costituito dalle sezioni di Torino, Asti e Valsusa dell’Associazione Nazionale Alpini, sta organizzando per il mese di luglio, con il patrocinio e il sostegno della Città Metropolitana di Torino. Giunti nel nord del Piemonte nel luglio del 1941, di ritorno dalla campagna di Grecia, i militari della Tridentina soggiornarono per quasi tre mesi in alta Valsusa, tra Cesana e Oulx dove rimasero fino alla partenza per la Russia.

La Divisione Tridentina

La tragica fine di un’Armata

Si addestrarono sulle Alpi Occidentali prima di affrontare la Campagna di Russia, raccontata in pagine memorabili da scrittori del calibro di Mario Rigoni Stern, Nuto Revelli e Giulio Bedeschi: erano gli Alpini della Divisione Tridentina, che sarebbe stata mandata al massacro dal regime fascista e dalla monarchia sabauda tra le steppe dell’Unione Sovietica, insieme alla Cuneense, alla Julia e al Battaglione Alpini Sciatori “Monte Cervino” del capitano Giuseppe Lamberti. Li mandarono ad affrontare il terribile inverno russo e le truppe sovietiche che difendevano la propria patria con equipaggiamenti, mezzi e armamenti inadeguati, in un teatro di guerra in cui si contrapponevano otto milioni di soldati, nello scontro militare più imponente che la storia avesse mai conosciuto. Quando i sovietici scatenarono l’attacco alla linea difensiva tenuta dai reparti italiani dell’ARMIR gran parte dello schieramento non resse l’urto e gli attaccanti dilagarono nelle retrovie del fronte. I reparti alpini furono trattenuti sulle loro linee di combattimento per espresso ordine di Hitler. Quando lasciarono le postazioni l’intero corpo d’armata alpino si trovò accerchiato e il ripiegamento si trasformò in una ritirata caotica e tragica.