Uncem dalla parte degli allevatori che hanno gravi danni dal Progetto Lupo

pecora

PIEMONTE – Uncem dalla parte degli allevatori che hanno gravi danni dal Progetto Lupo (Comunicato Uncem).

UNCEM DALLA PARTE DEGLI ALLEVATORI CHE HANNO DANNI DAL LUPO

Scrive il presidente Marco Bussone sulla difficilissima convivenza tra imprenditori della montagna e il lupo a seguito di un progetto finanziato con ingenti somme che desta sempre più perplessità. “Come Uncem abbiamo chiesto in molte occasioni e ancora recentemente al Ministero dell’Ambiente, della Transizione Ecologica, di concertare e definire al più presto il “Piano lupo nazionale”. Abbiamo più volte ribadito che va scritto e attuato d’intesa con gli altri Paesi europei alpini, Francia, Austria, Germania, Slovenia. Dobbiamo scriverlo insieme nel quadro delle Politiche europee su biodiversità e agricoltura. Quello che fanno altri Paesi alpini per contenere le predazioni, sia attuato anche in Italia, sulle Alpi, in forma sinergica. I piani di abbattimento, se si fanno altrove, vanno condivisi tra Paesi, Italia compresa. Il “Piano lupo” è da troppo tempo fermo al MITE, stretto tra polarizzazioni e anche condizionato da chi ancora vorrebbe, in perfetto anacronismo, chi vive sui territori montani “giardiniere della montagna“.

LA MONTAGNA COME RISORSA

Crediamo invece, come Uncem, in uno sviluppo armonico che veda le imprese agricole e tutta la manifattura o il turismo, stare nella transizione energetica e affrontare la crisi ecologica con soluzioni green che non lascino indietro alcuno, che siano per le comunità.  Serve una chiara determinazione e una volontà di stare dalla parte degli allevatori, delle imprese agricole, degli imprenditori, giovani e meno giovani. Di certo, le nuove generazioni che lavorano sul territorio allevando capre, pecore, vacche e portando greggi e mandrie al pascolo, sono molte e vanno sostenute. Ma le Istituzioni devono farlo con concretezza. Va fatto subito, azionandoci insieme – parlo di Sindaci e Amministratori pubblici – sulla nuova PAC. Che deve premiare chi veramente sta nei territori montani tutto l’anno e garantisce, con il suo operato e le sue imprese, dei “servizi ecosistemici-ambientali”.

ARGINARE IL LUPO

Abbiamo più volte detto che vanno arginate – togliendo contributi e anche rivedendo il sistema dei titoli – le grandi imprese delle pianure che portano poche settimane l’anno i loro capi nelle zone alte alpine e appenniniche. Spesso possono fare “offerte” sull’affitto di pascoli pubblici o anche privati di gran lunga superiori a quello che possono offrire imprese locali. Cosi si generano sperequazioni e si mettono in crisi le imprese del territorio. Questo, sommato a tutte le altre problematiche, le porta in sofferenza e anche a chiudere. Premiamo invece le imprese agricole tutto l’anno in montagna, rivedendo anche il sistema dell'”indennità compensativa”. La PAC per i territori montani deve essere diversa dal passato. E così il PSR che è finito per agevolare – anche su insediamento e miglioramento – partite iva già esistenti e la successione generazionale. Non hanno molto spesso favorito, i bandi, le nuove imprese di nuovi imprenditori formati e usciti da scuole efficaci che vanno fatte crescere.

IL LUPO IN PIEMONTE

Ancora, sul lupo, come Uncem vogliamo essere chiari: Uncem sta dalla parte degli allevatori. Delle imprese, degli imprenditori come lei. Lo abbiamo detto più volte anche riferendoci ai cinghiali: gli agricoltori e gli allevatori sono vittime di un’invasione che va contenuta con un piano chiaro e forte di abbattimento degli ungulati. Chi dice il contrario, vada a parlarne con qualche imprenditore agricolo in zone rurali e alpine italiane. Poi torna a dirci cosa ne pensa. Se ha soluzioni migliori, vi sono diversi territori pronti, candidati, a sperimentarle. Ma non si perda più tempo. Sul lupo, occorrono strategie di contenimento efficaci e durature. Sono tanti, in aumento, forse troppi. I programmi di mappatura avviati sulle Alpi non sempre hanno riconosciuto che i lupi mangiano anche pecore, capre, sbranano vacche e quel che trovano. Se il cane non è adeguato, fa una brutta fine.

CON GLI ALLEVATORI

Stiamo con gli allevatori e non possiamo moralmente accettare che un allevatore, come lei, sia solo, in alpeggio, con il suo cane pure lui solo, a urlare contro lupe e piccoli che arrivano addosso al suo gregge. Sta succedendo troppo spesso, nell’Ossola come nelle Valli Cuneesi e nelle Valli di Lanzo (penso al suo collega Sergio Rossatto, nelle Valli di Lanzo). I lupi vanno contenuti con soluzioni efficaci a vantaggio degli allevatori e della biodiversità che le imprese agricole e zooteniche custodiscono nei loro allevamenti nei Comuni montani, sui versanti, in quota.

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