di LODOVICO MARCHISIO
Gita a “tutto campo” di fine anno, voluta dagli stessi allievi, che ha visto ben 220 ragazzi di ogni etnia (Senegal, Cina, Giappone, Costa d’Avorio, Romania, Gambia, Guinea, Mali, Nigeria, Moldavia, Marocco, India, Pakistan, Bangladesh, Europa con diversi alunni e alunne anche delle nostre vallate), confluire martedì 15 maggio 2018 per le strade di Angrogna e la sua valle, che prende il nome dal torrente omonimo, toponimo celtico il cui significato è “acqua corrente”; vallata secondaria della Val Pellice.
L’Istituto che ha fatto da tramite a questa riuscitissima iniziativa è stato la “Scuola Capostipite CPIA 5” di Rivoli che ha finanziato questo progetto ed è uno dei centri provinciali per l’istruzione delle persone, fatta e pensata per i ragazzi e adulti dai 16 anni in su. A questa stupenda iniziativa hanno aderito le sedi di Pinerolo, Piossasco e Beinasco avvalendosi oltre che dall’attenta compartecipazione dei “corpi insegnanti” (più di una decina di docenti), anche di accompagnatori del Club Alpino Italiano di Torino (sottosezione GEB), Pinerolo, Pinasca e Valgermanasca. Il “CPIA” si occupa dell’istruzione e della formazione in età adulta rispetto al territorio di sua competenza, e cioè la cintura Ovest di Torino, compreso il Pinerolese e la Valle di Susa.
Ben cinque i bus noleggiati per questa lodevole iniziativa che ha visto confluire persone di ogni età, provenienza, religione e ceto sociale. La scelta doveva quindi ricadere su una gita non troppo impegnativa perché aveva lo scopo primario di far incontrare, per conoscersi meglio, e affiatarsi gli uni con gli altri, in un ambiente sano come quello della montagna. Si è partiti a piedi in un interminabile corteo che ha richiamato l’attenzione dei residenti, da San Lorenzo, frazione principale di Angrogna, dirigendosi, prima su asfalto (anello da destra verso sinistra guardando il verso direzionale di salita) e poi su sterrato con tratti di agevole sentiero, verso la “Ghieisa d’la Tana”.
Tale anfratto è stato utilizzato dai Valdesi per celebrare i loro culti in clandestinità. All’ingresso, una lapide ci ricorda che lo stesso Edmondo De Amicis aveva visitato questa grotta. A piccoli gruppi gli accompagnatori del CAI hanno condotto i più curiosi a visitare questa “particolarità naturale” e diversi partecipanti, grazie a pile usate per l’occorrenza, hanno voluto scendere nelle sue viscere fino alla scabra sala terminale.
Tornati in superficie, il giro ad anello è proseguito per un idilliaco sentiero nel bosco, reso ancora più piacevole dallo scrosciare dell’acqua nei vari punti in cui il percorso ha incontrato i torrenti gonfiati dalle frequenti piogge dei giorni passati, mentre oggi una soleggiata giornata primaverile ci ha accolto. La sosta pranzo è avvenuta presso la “Stele di Chanforan”, monumento a mo’ di menhir voluto dalle sezioni locali delle Unioni Cristiane dei Giovani, movimento internazionale a carattere ecumenico che ricorda l’adesione dei Valdesi alla controriforma protestante. a stele di pietra, ricavata sulle alture di Angrogna, è stata qui trasportata ed eretta secondo il progetto del pittore Paolo Paschetto.
In questo particolare quanto significativo luogo di sosta, gli studenti africani hanno dato vita a una musica con percussioni varie e chitarre che hanno presto coinvolto tutti i presenti in balli folcloristici. Rilevante è stata la presenza curiosa di alcune caprette, per nulla disturbate o impaurite dal piacevole suono, che hanno sostato, incuriosite con molti di noi che le accarezzavano, a comprova che l’animale sa trasmettere forse ancor meglio dell’animo umano e comprendere il linguaggio universale della comunicazione tra gli esseri viventi. Si è poi proseguito per la borgata Serre ove grazie alla disponibilità di Adriano Chauvie, facente parte del comitato di rappresentanza dei luoghi storici Valdesi, che ci ha aperto il Tempio Valdese di Serre, si è potuto visitarlo e ascoltare le sue interessanti spiegazioni, in quanto ad eccezione del campanile, l’edificio venne demolito più volte e lo si ricostruì leggermente spostato, come appare ancora oggi, con il portone rivolto verso valle e non più verso il monte Vandalino.
Grazie a questa piccola modifica il tempio del Serre si può vedere da diversi punti della Val Pellice. Quindi si rientra al punto di partenza dopo aver chiuso l’interessante anello. Questa giornata è stata un chiaro esempio di unità e di uguaglianza, che ha dimostrato che la diversità è bella, sembra scontato ma se pensiamo di visitare un
giardino con dei bellissimi alberi tutti uguali con gli stessi frutti dopo un po’ ci stufano e ce ne andiamo, se invece passeggiamo in un giardino dove ci sono tanti alberi con diversi frutti, non ci annoieremo di certo a coglierne la fragranza. Questa è la bellezza della diversità se prendiamo come giardino il nostro mondo, che oggi si è espresso attraverso questa riuscitissima gita.