Tarlo asiatico in Valsusa, la Regione conferma: “Abbattute tutte le piante a 100 metri da ogni focolaio”

Vaie, il parco giochi

VAIE – Scoperto chi è e che danni provoca adesso la maggior preoccupazione dei cittadini vaiesi è quella che riguarda l’abbattimento delle piante. Dove si annida e vive il tarlo? Le piante colpite sono le latifoglie e in particolare: acero, albicocco, betulla, carpino, ciliegio, faggio, frassino, ippocastano, nocciolo, olmo, ontano, platano, pesco, pioppo, salice, susino e tiglio. Cosa succederà in autunno? Intorno ad ogni focolaio, si traccerà un cerchio di 100 metri e tutte le piante all’interno di quel perimetro dovranno essere abbattute. Spiegano dalla Regione che di norma le piante dei privati dovrebbero essere abbattute dai proprietari che si accollerebbero le spese, ma questa procedura è ancora in discussione. Ma verranno solo tagliate le piante interessate o della stessa specie di quelle colpite? No. Spiegano dalla Regione Piemonte che verrà applicata una direttiva europea che prevede il taglio di tutte le piante senza distinzione.

Un piccola tarlo che arriva dalla Cina

C’è qualcosa di paradossale nella vicenda che sta colpendo il piccolo paese della Val di Susa ma potrebbe propagarsi in altri comuni sul ritrovamento del Anoplophora glabripennis più comunemente chiamato tarlo asiatico. A Vaie, poco meno di 1500 anime, pochi giorni fa una signora ha visto, al parco giochi del comune, un insetto particolare ed ha lanciato l’allarme. Hanno spiegano dalla Regione Piemonte, il Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici, che è il primo caso in Piemonte altri sono monitorati in altre regioni italiane. L’insetto dicono non dovrebbe spostarsi molto da dov’è stato rinvenuto, questo aspetto fa sorridere se si pensa che arriva dalla Cina che pressapoco dista da Vaie 10 mila chilometri.

L’ultimo aggiornamento, di ieri 11 agosto, riporta un controllo ancora in itinere su tutte le piante del paese in attesa, e questo succederà tra settembre e ottobre, della mappatura completa sulla presenza del tarlo. Un altro aspetto curioso è che, a detta degli esperti, l’insetto non ha una vita lunga (sopratutto il maschio che muore dopo l’accoppiamento) ma quello ritrovato in Val Susa è presente da almeno due anni.