SUSA – Da Susa all’antica Segusium, Marco Beradinelli del suo libro “La cucina di Apicio” guida il lettore in un viaggio tra storia e gastronomia. Una ricerca archeologica e sperimentazione gastronomica si uniscono per restituire il sapore delle pietanze. Che allietavano la tavola e i banchetti degli antichi attraverso ricette documentate con rigore ma facilmente realizzabili. Viene anche affrontato il problema storico dell’uomo Apicio e del mestiere del cuoco in epoca romana.Ā Marco Berardinelli ĆØ nato nel 1959 a Susa, dove vive e lavora da trentacinque anni nel campo della gastronomia. Da una decina dāanni coltiva con passione e rigore filologico lo studio dellāantica cucina romana. In particolare quella legata al āDe re coquinariaā di Marco Gavio Apicio. In tale solco ha organizzato molte manifestazioni, tra cui soprattutto nove edizioni di cene archeologiche denominate ā(H)abemus in cenaā.
LA CUCINA
L’alimentazione nell’antica Roma era basata su quei cibi resi necessari per la salute del corpo che all’inizio della storia romana si caratterizzavano per la loro semplicitĆ e immediata disponibilitĆ . In seguito, entrando i romani in contatto, commercialmente e militarmente, con culture piĆ¹ evolute, divennero sempre piĆ¹ raffinati nella ricerca dei sapori. Nei tempi arcaici il piatto nazionale romano erano le crocchette rapprese di polenta di miglio cotta nel latteĀ poi la vera e propria polenta era chiamata cosƬ in latino la farinata di orzo e infine, arrivati a una certa agiatezza, soprattutto di puls farrata o farratum, una piĆ¹ saporita e nutriente molto piĆ¹ ricca di proteine polenta di farro, o farro medio cotta in acqua e sale, con i piĆ¹ diversi contorni di legumi, verdure, mandorle, pesciolini salati , frutta, formaggi e, raramente, di carne.
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