Susa: il 25 aprile a Coldimosso, un testimone d’eccezione di quegli anni e animatore delle passate celebrazioni, il compianto professor Angelo Ainardi partigiano

SUSA – Nelle passate celebrazioni del 25 aprile a Coldimosso, condivise dai comuni di Susa e Mompantero, un grande uomo, un partigiano convinto che ha combattuto per veri ideali. Il compianto professor Angelo Ainardi, classe 1923, ricordava nei suoi interventi più significativi con parole toccanti che cosa significasse per molti giovani e per molte famiglie. Per prendere parte alla lotta partigiana, in termini di rischi e patimenti. Un testimone d’eccezione di quegli anni e un commosso rievocatore, Angelo Ainardi, maestro e poi direttore didattico. Partigiano con il nome di battaglia Angelo, 7a Divisione Giustizia e Libertà 4a Brigata Mazzini. Dal 23 giugno 1944 all’8 giugno 1945. Originario di Coldimosso, raccontava i mesi trascorsi nelle fila della Resistenza e non mancava di richiamare l’importanza di difendere e preservare i valori e gli ideali che furono alla base dell’impegno e del sacrificio di tanti giovani. Per la conquista della libertà e della democrazia per la nostra nazione per il 25 aprile a Susa.

A COLDIMOSSO

Il suo paese natio richiama alla memoria persone e vicende della nostra recente e dolorosa storia patria. Un cippo in pietra sul ciglio della strada reca due targhe in marmo. La prima, ricorda che in questo luogo vennero trucidati cinque patrioti dai nazifascisti per rappresaglia il 9 marzo 1945. La seconda,  rammemora “Ainardi Giovanni nato il 31 luglio 1920 e fucilato a Carmagnola il 5 febbraio 1945”. Così cita la relazione del comando 42ª brigata d’assalto Garibaldi Walter Fontan in data 10 marzo 1945. Inviata alla 3a Divisione Garibaldi “Piemonte”, sulla fucilazione di cinque patrioti. “Ieri verso le ore 16 esce da Bussoleno un plotone armato tedesco, in mezzo a loro vi sono 5 patrioti, malvestiti e denutriti. I pochi passanti li guardano con rincrescimento, ma non dubitano certo dove vengono portati. Arrivati in località Coldimosso i cinque patrioti vengono messi allineati in un prato adiacente alla centrale elettrica ed all’abitato. La popolazione subito intuisce quanto dovrà succedere e subito, atterrita, si ritira nelle proprie abitazioni”.

Angelo Ainardi

CINQUE PATRIOTI

I cinque patrioti sono davanti al plotone di esecuzione, essi conoscono la loro sentenza da qualche giorno, ma nei loro volti non vi sono segni di depressione morale, né di stanchezza, né di paura, essi si accingono a compiere il loro sublime sacrificio di veri eroi. Al comando di “fuoco”, dalle loro bocche esce un solo e potente grido di “Viva l’Italia”; il garibaldino Schiari Giovanni nel gridare “Viva l’Italia”, apre la camicia ed espone il proprio petto al piombo nemico. I cinque eroi sono ora a terra cadaveri, non fucilati ma trucidati, essi sono stati maciullati dalle continue scariche sparateci sopra, benché già cadaveri. Ora il plotone “boia” lascia i cadaveri sul posto, dando ordine alla popolazione, che entro due ore i 5 patrioti fossero portati al cimitero di Susa e seppelliti in un’unica fossa, senza cassa e cerimonia alcuna“.

PARTIGIANI

Mocerino Domenico – classe 1919; Lumia Giuseppe – classe 1923; Schiari Giovanni – classe 1922; Galimberti Ercole – classe 1926; Iacobaccio Raffaele – classe 1913. Intanto la popolazione atterrita esce dalle loro case, qualcuno si avvicina alle salme dei nuovi eroi caduti per l’Italia. Sono due giovani ragazze della frazione che caricano le salme sopra un carro, e con quel misero carico si avviano per il cimitero di Susa. Sono pochi coloro che hanno avuto il coraggio di seguire il lugubre corteo, ed al cimitero dagli stessi che seguono il carro vengono sistemati in un’unica fossa, senza cassa seppelliti così come si seppelliscono gli animali. Ma i veri italiani non si lasciano così; più tardi vengono rimossi e sotto la loro personale responsabilità, le cinque salme vengono composte e pulite, dalla popolazione che le depone nelle bare e in fosse vengono seppellite coperte di fiori.

Cippo a Coldimosso

LE SALME AL CIMITERO

Anche la mamma di Angelo Ainardi partecipò al recupero delle salme dei caduti. Caricate su un carretto trainato da un mulo e deposte nel cimitero di Susa. E di lì a poco ecco arrivare la liberazione del paese dal giogo nazifascista. E’ il 5 maggio 1945. Il settimanale “La Valsusa” esce con la notizia della liberazione di Susa. “Accadde sabato 28 aprile 1945, dopo una triste vigilia, nella quale i nazifascisti consumarono gli ultimi delitti, varie formazioni di patrioti occuparono la città di Susa che imbandierata e vestita a festa, come per incanto, con ardenti manifestazioni espresse la sua gioia e la sua gratitudine ai liberatori. Suonarono tutte le campane come nelle feste più grandi e nel pomeriggio si volle onorare la memoria dei caduti per la libertà deponendo corone alle tombe dei cimiteri di Susa e Mompantero”. Chi meglio del Comandante Aldo Laghi, alias Giulio Bolaffi, poteva raccontare i giorni della Liberazione di Susa il 25 aprile? Ricorrano le giovani generazioni alle pagine dei Diari di Aldo Laghi, comandante della 4a Divisione alpina Giustizia e Libertà.

RESTA AGGIORNATO SU TUTTE LE NOSTRE NOTIZIE! COME?

Di Giancarlo Sibille. Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia! Segui e metti mi piace al canale YouTube L’Agenda News.

city car banner