Qual era il menù alla Sacra di San Michele nel Medioevo?

S.AMBROGIO – “Ora et labora” si, ma poi c’era anche la tavola, quella alla Sacra di San Michele. Mai ricca, essenziale, che prendeva spunto e materia dai prodotti della terra, dalla stagionalità del tempo e dalle abitudini culinarie legate profondamente alla fede. Dunque cosa e come si mangiava nelle abbazie nel Medioevo? Intanto ecco il formaggio, no alla carne. Durante la Quaresima e considerando le vigilie, per circa centoquaranta giorni l’anno, si dovevano astenere dalle carni. Almeno in teoria. Nel corso dei secoli, sono però comparse altre restrizioni alimentari. Come segno di penitenza arriva la penitenza totale della carne. Addirittura Carlo Magno in un editto infligge la pena di morte a chi, disobbedendo ai precetti della Chiesa, mangia carne nei giorni proibiti. Durante il Medioevo, i giorni proibiti e di penitenza sono tutti i venerdì e i giorni di vigilia e di Quaresima. Le penitenze alimentari consistono anche nel non consumare latte, formaggio e uova. Mentre per la carne il divieto è più rigoroso e comprende anche il sabato.

CONTRORIFORMA DELLA CHIESA E DELLA TAVOLA

Con la Controriforma e il Concilio di Trento del Millecinquecento le regole alimentari diventano ancora più severe. Con una serie di precetti che riguardano il mangiar di magro, l’astinenza e i digiuni. Di conseguenza la cucina di magro, detta anche di precetto, diviene una sorta di viatico per l’anima. I cibi divengono puri e beatificanti. Arriva una sempre più netta distinzione tra carne proibita e permessa. Con l’istituzione delle regole alimentari il cristianesimo romano ha la necessità di fare delle precisazioni. Eccole. Bisogna definire ad esempio che cos’è la carne, distinguendola dal pesce. Per fare questo fa ricorso all’arca di Noè. Certamente Noè e la sua famiglia durante il diluvio nell’arca non mangiano gli animali. Andranno a ripopolare la terra e quindi questi animali sono carne. Tutto quello che è fuori dall’arca è pesce. Tra i pesci sono compresi anche i delfini, le balene, le folaghe e altri uccelli acquatici, e le lumache. Noè e la sua famiglia possono alimentarsi con il latte e i formaggi ottenuti dalla coppia di mucche, pecore e capre imbarcate sull’arca.

IL FORMAGGIO

Nel Medioevo inizia un lento percorso di nobilitazione del formaggio come cibo di magro. Sostitutivo della carne nei giorni di astinenza infrasettimanale. L’interdizione per la carne e la scarsità del pesce, alla Sacra di San Michele, sollecitano la fantasia e fanno nascere apprezzabili preparazioni a base di formaggio e verdure. Rimangono tra gli alimenti umili associati a una cucina povera, al mondo contadino e dei pastori. Durante la primavera e l’estate prevalgono i formaggi freschi, mentre durante l’autunno e soprattutto l’inverno i formaggi stagionati. Il formaggio stagionato, unitamente al pane, diviene inoltre il cibo dei pellegrini che si dirigono a Gerusalemme, Roma, Santiago e altre mete religiose. Quando durante l’inverno il latte è scarso compaiono suoi sostituti: dalla mandorla si ricava un ottimo succedaneo del latte.

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