Plastica: “Emergenza fuori controllo, l’usa e getta inquina ed è un intollerabile spreco di risorse”

In un momento storico in cui emerge in modo ancora più evidente la scarsità di materie prime, è necessario ripensare gli attuali modelli di business e consumo basati sullo sfruttamento di preziose risorse naturali non rinnovabili. L’abuso di plastica usa e getta, ovvero quell’insieme di imballaggi e contenitori progettati per diventare in poco tempo un rifiuto difficile da riciclare, rappresenta un’evidente e intollerabile assurdità. È peraltro tra le concause di una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi: l’inquinamento da plastica.

LA PLASTICA

Nonostante abbiamo sempre più prove sulla gravità del fenomeno, mancano però interventi risolutivi sia a livello politico che industriale. Come dimostra il rapporto “Plastica: emergenza fuori controllo”, diffuso da Greenpeace, che passa in rassegna tutti i limiti ormai evidenti di questo modello produttivo insostenibile. Agli impatti crescenti sul mare e sulla biodiversità, si aggiungono quelli sul clima e sulle comunità del Sud del mondo. Aspetti su cui prova a intervenire una risoluzione approvata nell’ultima Assemblea delle Nazioni Unite, che avvia i lavori per un trattato globale sulla plastica.

LE BOTTIGLIE

Dagli anni Cinquanta la produzione di materie plastiche continua infatti a crescere senza sosta e, secondo le stime più accreditate, raddoppierà i volumi del 2015 entro il 2030-2035 per triplicarli entro il 2050. In base alle proiezioni, nel 2040 la quantità di rifiuti dispersa ogni anno nei mari passerebbe dagli 8 milioni di tonnellate odierne a circa 29 milioni di tonnellate.

IL MONOUSO

Ad aggravare l’inquinamento contribuisce in modo preponderante la frazione monouso, circa il 40 per cento della produzione globale, di gran lunga la più abbondante presente nell’ambiente. Il sistema di riciclo, da sempre indicato da aziende e governi come principale soluzione, ha mostrato tutti i suoi limiti: di tutta la plastica prodotta nella storia umana solo il 10 per cento è stato correttamente riciclato, il 14 per cento è stato bruciato mentre il restante 76 per cento è finito in discariche già stracolme o disperso nell’ambiente.

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