CONDOVE ā La montagna di Condove offre a poche curve di mulattiera l’occasione di un escursione magnifica tra abeti rossi, pini cembri e betulle e la scoperta di un angolo nascosto che racchiude in se storia, amore per il territorio e ottimi prodotti della terra. Ecco la Calcina che si raggiunge percorrendo il sentiero CAI numero 596. La segnaletica ĆØ stata rifatta da pochissimo con gran cura e facilita molto chi non avvezzo alla frequentazione di questa parte di montagna “bassa”. Muri in pietra e cappelle votive accompagnano fino a quota 648 dove un pugno di case ĆØ sistemato su una splendida balconata esposta a sud verso Torino. La Calcina prende il suo nome, con tutta probabilitĆ , da un sito di estrazione e lavorazione della calce. Potrebbe esserne testimonianza una grossa ruota in pietra utilizzata per la frantumazione e un edificio, ormai diroccato, verso il quale passava un canale d’acqua.
COME SI OTTENEVA E LAVORAVA LA CALCE?
Su Condove sono di certo segnalati alcuni siti dedicati alla calce. Veniva prodotta sul posto da rocce calcaree. Sono ancora ben conservati i due forni di Alpe Grisolo , ed un altro sopra l’abitato di Reno Superiore; altri due forni dello stesso tipo si trovano dopo Maffiotto sul sentiero che conduce ai Bigiardi frazione del Comune di Bruzolo. La prima operazione era ovviamente lāapprovvigionamento della materia prima, che poteva avvenire in apposite cave di āsassi da calceā. Successivamente si passava allaĀ calcinazione della roccia, che avveniva in apposite fornaci. Le rocce da calcinare, frantumate in pezzi della grossezza di un pugno, venivano introdotte dallāalto secondo precisi criteri per sfruttare razionalmente lo spazio. A calcinazione ottenuta il forno si raffreddava lentamente ed era successivamente svuotato. Una volta pronto il grassello richiede unāadeguataĀ stagionaturaĀ da un minimo di 12 a un massimo di 48 mesi.
LA CALCINA OGGI
La Calcina oggi vede ChiaraĀ eĀ Simone, che insieme ai loro due figli Arianna e Teo, gestire e curare il sito sotto l’insegna di Azienda Agricola. I prodotti sono unici e tutti da provare. Nella piccola borgata vengono coltivate camomilla, melissa, malva, menta piperita, echinacea ed escolzia, che vengono poi essiccate per produrre tisaneĀ dagli autentici profumi alpini. Chiara e Simone piantano poi timo, santoreggia, rosmarino, salvia e origano, con cui creanoĀ sali aromatici e condimentiĀ per lāuso in cucina; portano a distillare laĀ menta piperita, da cui ottengono il prezioso olio con cui creano lo sciroppo. Ogni lavorazione delle erbe ĆØ fatta a mano, con lāaiuto di un telaio retato di acciaio, e sempre a manoĀ si realizzano le miscele specifiche per ogni tisana e si riempiono le bustine, anchāesse 100% biodegradabiliĀ e compostabili, in carta con filo di cotone.
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