L’ibis eremita: un raro migratore in Valsusa

Ibis eremita

L’ibis eremita: un raro migratore in Valsusa. L’ibis eremita fino all’inizio del XX secolo era un uccello molto diffuso nelle zone rocciose e le scogliere di Europa Meridionale, Medioriente e Nordafrica. A causa dell’attività venatoria e della distruzione del suo habitat, è quasi del tutto estinto. Nel 2013 l’intera popolazione mondiale selvatica di Ibis eremita con comportamento migratorio era ridotta ad un unico individuo, presente nel Medio Oriente. Grazie al progetto LIFE+ “Reason for Hope” dell’Unione Europea, oggi gli esemplari migratori sono 120. Qualcuno, diretto verso l’Austria e Germania, in primavera sorvola la Valsusa. Oggi 550 individui vivono allo stato selvatico in Marocco e Siria. Mentre circa un migliaio di esemplari vivono in Europa in condizioni semi selvatiche o cattività.

LE SUE CARATTERISTICHE

Il suo nome scientifico, “geronticus eremita”, deriva dal greco antico geron, che significa anziano nell’aspetto. Si riferisce alla sua testa rugosa. L’appellativo eremita è in riferimento ai luoghi aridi e rocciosi che predilige come habitat. Il suo piumaggio è interamente di colore nero corvino, con riflessi metallici di colore verde, violetto e bronzeo sul petto e sulle ali. Sulla cervice e sulla parte posteriore del collo le penne sono arruffate, mentre sulla nuca formano un ciuffo. La testa e la gola sono nude e gli occhi sono di colore giallo-ocra. L’animale è dotato di forti unghie leggermente uncinate ad ognuna delle quattro dita. Il becco è molto lungo e leggermente ricurvo. L’ibis eremita è lungo circa 70-80 cm. L’apertura alare è di 125–135 cm.

LE SUE ABITUDINI

Si tratta di un uccello gregario che trascorre la notte lungo le rupi o le scogliere. Alle prime luci dell’alba, in gruppi a “V” va alla ricerca di cibo, spostandosi anche di 10–15 km rispetto ai ricoveri notturni. Molto silenzioso, può emettere dei suoni simili a grugniti o miagolii nasali. Per nidificare sceglie cavità nelle rocce e luoghi scoscesi. In Europa era solito nidificare nei merli e nelle finestre di castelli o edifici abbandonati. Le coppie rimangono insieme per tutta la vita. In estate depone all’incirca quattro uova, covate da entrambi i genitori, i quali accudiscono i loro piccoli fino a quando non sono in grado di volare. L’ibis eremita si nutre di piccoli rettili ed insetti, lumache e ragni. Se in natura la sua aspettativa di vita è di 15 anni, in cattività ne vive in media 25.

IL SUO STATO DI CONSERVAZIONE

Questo uccello è quasi estinto e vive grazie alle iniziative di protezione intraprese in varie parti del mondo. Rimangono alcune colonie in Marocco, Siria e Turchia. In quest’ultimo Paese, per evitare i rischi che gli uccelli correrebbero migrando, in autunno vengono rinchiusi in voliere. Già nel 1504 l’arcivescovo di Salisburgo aveva emanato un decreto che sanciva il divieto di uccidere questi uccelli. Per salvare la specie l’Unione Europea, con il partenariato di Austria, Italia e Germania ha creato il progetto LIFE+ “Reason for Hope”, che ha come obiettivo quello di ricreare una popolazione selvatica. Sono così state create piccole colonie riproduttive in Baviera, Baden-Württemberg e Salisburgo. Si sta inoltre ristabilendo la migrazione dai quartieri riproduttivi all’Oasi WWF della Laguna di Orbetello, luogo di svernamento. Ai giovani nati in cattività è stata insegnata la rotta tramite ultraleggeri. Gli uccelli ripartono in autonomia in primavera. Molti di loro attraversano le Alpi passando da est, ma alcuni scelgono di sorvolare la Valsusa, volando nei nostri cieli. Oggi i circa 120 esemplari migratori sono muniti di un geo-localizzatore satellitare e di anelli identificativi numerici colorati, presenti su entrambe le zampe. Nel giugno 2020 quattro esemplari sono stati avvistati a Collegno.

DOVE POTERLO OSSERVARE IN ITALIA E LA SUA SIMBOLOGIA

La reintroduzione in natura di questo animale è stata resa possibile grazie agli zoo ed ai parchi faunistici, i quali hanno contribuito alla loro riproduzione in cattività. In Italia numerosi parchi proteggono l’ibis eremita. Tra questi l’Oasi di Sant’Alessio in Provincia di Pavia, il Parco Faunistico Cappeller, in Provincia di Vicenza, il Parco Faunistico Le Cornelle, in Provincia di Bergamo, il Parco Natura Viva in Provincia di Verona e l’Oasi naturalistica Dei Quadris, in Provincia di Udine. L’ibis eremita nell’antico Egitto era adorato come reincarnazione della divinità Thot. Nel Distretto di Birecik, in Turchia, la tradizione vuole che sia stato uno dei primi uccelli a scendere dall’Arca di Noè. È quindi considerato un simbolo di fertilità. Questo fatto è legato al ritorno di questi uccelli dalle proprie migrazioni, simbolo del ritorno della bella stagione. Nei Paesi Arabi la loro migrazione per tradizione guida i pellegrini verso La Mecca.

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Testo di Andrea Carnino. Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia!