Il toporagno d’acqua vive lungo torrenti e ruscelli ricchi di vegetazione riparia

Toporagno d'Acqua, Blu EdizioniI mammiferi delle Alpi, Blu Edizioni

Il toporagno d’acqua è il più grande fra tutti i soricidi. Si differenzia dal congenere per le maggiori dimensioni e per la maschera facciale, caratterizzata da una linea di demarcazione abbastanza netta tra la parte alta scura e la zona completamente bianca attorno alla bocca. Un altro carattere morfometrico diagnostico è la lunghezza del piede posteriore, in genere superiore a 17 millimetri. La parte ventrale può presentare macchie di pelo più scure in corrispondenza della gola, variamente associate ad altre macchie o a strisce mediane. Rispetto al toporagno di Miller, inoltre, presenta adattamenti più spinti all’ambiente acquatico, con un’evidente cresta ventrale di setole biancastre sulla coda e una frangia di peli che orlano i larghi piedi. Favorendo il nuoto e l’immersione anche in acque abbastanza profonde. Vive lungo i torrenti e i ruscelli ricchi di vegetazione riparia, anche arborea, ma può frequentare i margini di laghi, dove si nutre di lombrichi, lumache, larve di insetti. Consuma anche piccoli crostacei d’acqua dolce, che contengono un pigmento che può dare una sfumatura rosa alla colorazione ventrale dell’animale.

PREDATORE E PREDATO

Il toporagno d’acqua integra la dieta con piccoli pesci e rane, che immobilizza rilasciando attraverso il morso una secrezione neurotossica contenuta nella saliva. Il nome toporagno, infatti, deriva dalla credenza errata che il suo morso fosse velenoso per l’uomo e per gli animali, come quello di alcuni ragni. Il toporagno d’acqua è fortemente territoriale e molto aggressivo e risulta dominante sul congenere quando le due specie sono presenti nello stesso territorio. Le tane vengono scavate sulle rive e presentano almeno uno sbocco sott’acqua, che permette all’animale di trovare subito rifugio al termine di un’immersione. Partorisce fino a un massimo di 15 piccoli (in media 6) anche 3 volte l’anno. Può venire predato da uccelli acquatici, rapaci notturni, rettili, ma in genere non dai carnivori. I toporagni acquatici risentono molto della scomparsa e dell’alterazione degli ambienti umidi, come per esempio l’artificializzazione dei corsi d’acqua che determina l’asportazione della vegetazione riparia, l’inquinamento delle acque e l’utilizzo di pesticidi.

Tratto dal libro “I mammiferi delle Alpi“, di Laura Canalis. Blu Edizioni, Torino.