Il topolino domestico vive a stretto contatto con l’uomo

Topolino domestico Blu Edizioni

Il topolino domestico o topolino delle case (Mus musculus) è una delle specie di roditori più comuni, grazie al suo particolare rapporto di commensalismo stabile nei confronti dell’uomo. Si originò probabilmente nel Neolitico con l’affermazione delle culture agricole in Asia. Dall’Asia la specie si è poi diffusa in Europa, forse al seguito delle popolazioni umane (ma l’argomento è ancora oggetto di discussione), espandendosi nel resto del globo, favorita dalla estrema plasticità e resistenza fisica. Le popolazioni commensali dell’uomo si sono adattate a vivere all’interno degli edifici (anche in rifugi oltre i 2000 metri di quota) in modo completamente slegato dall’alternanza delle stagioni per quanto riguarda, in particolare, temperatura e disponibilità di cibo. In queste condizioni presentano densità anche molto elevate, con zone vitali ristrette a 1-2 metri quadri e comportamenti fortemente territoriali. Se le risorse alimentari preferite restano quelle legate ai cereali e ai loro derivati, possono tuttavia essere appetiti anche frutta, tuberi, resti di pasti umani e rifiuti.

OLTRE AL TOPOLINO DOMESTICO, ANCHE QUELLO SELVATICO

L’attività riproduttiva del topolino domestico è continua durante l’intero arco dell’anno e in genere si verificano 4 parti di 6-7 nati ognuno. I nidi, che possono essere anche condivisi tra più femmine, vengono costruiti con materiale vario, comprese carta e stoffa, e collocati in prossimità di fonti alimentari, in fessure dei muri, cataste di legna, depositi di cereali e cantine. Oltre ai topolini domestici che vivono a stretto contatto con l’uomo, esistono anche popolazioni selvatiche che si insediano in siepi, zone coltivate, aree marginali, nutrendosi soprattutto di semi di graminacee, frutta e invertebrati. Sono caratterizzate da una livrea più mimetica, con dorso scuro e parti ventrali chiare nettamente distinte, e da una coda più corta. Per la riproduzione, che avviene solo nel periodo primaverile tardo estivo, vengono costruiti nidi sotterranei foderati di erba e peli. Paradossalmente il tasso di sopravvivenza delle popolazioni selvatiche è in media più alto di quello delle popolazioni commensali, soggette a periodici contenimenti da parte dell’uomo e all’efficace predazione di animali come gatti e galline.

Tratto dal libro “I mammiferi delle Alpi“, di Laura Canalis. Blu Edizioni, Torino.