Il punto di Michele De Michelis (Frame AM) sulle gestione patrimoniale tra Italia e Svizzera

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MILANO – Il punto di Michele De Michelis (Frame AM) sulle gestione patrimoniale tra Italia e Svizzera.

LA GESTIONE TRA ITALIA E SVIZZERA

La notizia, passata forse un po’ in sordina sulle pagine nazionali, dell’aprile scorso e in base alla quale l’Italia avrebbe eliminato la Svizzera dai Paesi dell’elenco Black List in caso di trasferimento di residenza di persone fisiche, potrebbe aprire scenari e opportunità non scontate. Ne è convinto Michele De Michelis, Responsabile investimenti di Frame Asset Management, società specializzata in gestioni patrimoniali e consulenza per gli investimenti.

La Confederazione Elvetica esce dalla lista italiana dei paradisi fiscali. Che cosa cambia per i gestori patrimoniali in Svizzera? E’ ormai dal 2016, con l’entrata in vigore degli accordi sulla cooperazione finanziaria, che il mantenimento della Svizzera in questo elenco non aveva senso. Tuttavia, i tempi per arrivare alla cancellazione sembravano ancora lunghi. L’effetto principale, dal momento in cui vi sarà l’ufficializzazione della cancellazione sarà il venir meno dell’inversione dell’onere della prova, fino ad oggi posto a carico del soggetto espatriato, il quale è chiamato a dimostrare il suo effettivo radicamento in Svizzera per far cadere la presunzione legale di residenza in Italia. Questo significa che dal momento dell’effettiva cancellazione un soggetto (cittadino italiano) che trasferisce la sua residenza fiscale dall’Italia alla Svizzera non sarà più chiamato a dover provare che il suo trasferimento non è fittizio (ovvero motivato da mere motivazioni fiscali).

Facciamo allora un passo indietro. Era infatti dal 1999 che Berna era entrata a far parte di questo elenco (Black list) in relazione al segreto bancario ed alla necessità di avere a disposizione un mezzo giuridico (l’inversione dell’onere della prova) per andare ad accertare soggetti che dichiaravano una fittizia residenza nel Paese elvetico (considerando quindi fiscalmente residenti in Italia i cittadini espatriati in paesi non collaborativi, a meno di una loro prova contraria). Questo, anche in caso di regolare iscrizione AIRE da parte dell’espatriato. Dal 2016 invece – attraverso l’accordo sullo scambio delle informazioni – tutte le attività finanziarie detenute dagli Italiani oltre confine sono emerse grazie alla collaborazione che si è aperta tra banche svizzere e banche italiane.

Cosa cambia per i clienti italiani? Quali opportunità si possono creare? Alcuni italiani si possono trasferire in Svizzera con più facilità. Quali sono i casi tipici? Chi detiene grandi patrimoni o ha beneficiato del cosiddetto liquidity event (ovvero ha incassato i soldi di una vendita azionaria o societaria) e decide di trasferire la propria residenza per motivi fiscali. Per chi vive qui infatti non viene applicata la tassa sul capital gain e sui dividendi viene applicata un’imposta preventiva del 35%, interamente recuperabile in sede di dichiarazione fiscale, Inoltre i proventi da dividendi fanno cumulo al 70% sul reddito imponibile qualora si detenga più del 10% del capitale azionario.

SUL PATRIMONIO TRA ITALIA E SVIZZERA

Quali sono i fattori e le aspettative che possono indurre un italiano a trasferire qui il proprio patrimonio? Premesso che le regole crossborder per le Società di gestione svizzere sono molto restrittive e quindi non si può in alcun modo sollecitare la clientela italiana (vige tuttora la regola del reverse inquiry ) per cui è sempre l’interessato che deve fare il “primo passo” per approcciare il gestore svizzero, la grande differenza in positivo è il fatto che nelle banche svizzere si può sottoscrivere qualunque tipo di strumento finanziario senza alcun tipo di restrizione causata dalla limitata offerta presente sul canale bancario italiano. Non solo fondi Ucits, ma anche strumenti non-Ucits, Sif, Raif, hedge fund, bond privati, azioni internazionali, OTC. Quando il denaro non era dichiarato, questo era un servizio di negoziazione molto costoso ma dal 2016 in poi è diventato più conveniente ed ora è in linea con i costi italiani, ma senza le restrizioni dell’offerta italiana.

Nel 2020 la Legge sui Servizi Finanziari (LSerfi) ha regolato il settore andando a rafforzare la tutela dei clienti attraverso maggiori obblighi di informazione e documentazione nella fornitura di servizi finanziari. Qual è il primo bilancio e cosa vi aspettate per il futuro? Con questa legge si è corretta un’anomalia importante. In questa prima fase, che non si è ancora conclusa, sembra che solo 1000 operatori patrimoniali elvetici (sui 3000 esistenti) siano già in possesso o prenderanno questa “patente”. Possiamo quindi affermare che un consolidamento è già avvenuto, ci aspettiamo che in futuro il processo di aggregazione continui in quanto per sottostare a certe regole occorre una buona organizzazione e forse non tutte le Società sono consapevoli degli oneri richiesti. Noi alla Frame ci siano dotati di una piattaforma telematica in grado di accogliere eventuali consulenti che si volessero unire a noi.

In che modo? Abbiamo pensato che – a fronte dei maggiori costi richiesti dalla nuova legge – potevamo dare ai nostri colleghi la possibilità di far parte di un team dotato di competenze acquisite in oltre 15 anni di attività e formato da professionisti tra i più qualificati sul territorio sul fronte della selezione dei fondi e della consulenza negli investimenti, offrendo nel contempo la libertà di operare su una piattaforma completa di servizi e prodotti specifici senza alcun onere aggiuntivo.

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