Il gheppio è il falconide più diffuso in Europa

Il gheppio, Blu Edizioni

Il gheppio (Falco tinnunculus) è il falconide più diffuso in Europa. È ben rappresentato anche sulla catena alpina dove è comune fino intorno ai 2000 metri, con presenze via via più irregolari e sporadiche fino a 2500-2800 metri. Vive in tutti gli ambienti aperti ricchi di pareti rocciose sulle quali nidifica. Come i versanti brulli ed esposti, le praterie, i pascoli d’altitudine e le zone pietrose e detritiche. Alle quote inferiori e in assenza di rupi, nidifica sugli alberi in nidi costruiti da altri uccelli (corvidi) o in cavità di manufatti umani. Di dimensioni medio-piccole, questo falco rossiccio ha ali appuntite e una lunga coda che lo rendono abbastanza inconfondibile in volo. Il maschio ha dorso e parte delle ali di color mattone macchiettato di nero e le parti inferiori fulvo-crema striate di scuro. La testa è color grigio chiaro, come la coda, quest’ultima terminante con una larga banda nera. La femmina appare di un rossastro barrato omogeneo sulle parti superiori, testa e coda comprese, con parti inferiori simili al maschio.

UNA SPECIE ECLETTICA

In montagna le occasioni di incontro con il gheppio sono frequenti. Lo si può vedere volare lungo le pareti di roccia con rapidi battiti alari. A volte intento a «mobbare» un rapace più grande come l’aquila reale. Più spesso lo si incontra sui pascoli e sulle praterie in quota mentre caccia in volo librato sospeso («spirito santo») a qualche metro dal terreno con la testa rivolta in giù a cercare la preda. Specie eclettica, ha un ampio spettro alimentare costituito da invertebrati, insetti, rettili e piccoli roditori. Non di rado cattura piccoli passeriformi. Monogamo, occupa negli anni lo stesso sito riproduttivo. Sulle rocce nidifica in buchi, fessure e cenge dove alleva con un’unica covata fino a 4-5 giovani. A volte sulla stessa parete sono presenti più coppie, anche distanti solo poche decine di metri. In questo periodo il gheppio diventa molto vocifero ed emette in rapida sequenza una serie di versi di eccitazione o allarme, come un «chriii-chriii-chriii».

Tratto dal libro “Gli Uccelli delle Alpi“, di Bruno Caula, Pier Luigi Beraudo, Massimo Pettavino. Blu Edizioni, Torino.