TORINO – Lo scavo del tunnel esplorativo di Chiomonte – LA Maddalena è terminato. La TBM “Gea”, ovvero la fresa si è fermata a 7.020 metri di profondità sotto il Massiccio dell’Ambin. I risultati del lavoro nel cantiere della Valsusa sono stati presentati in tarda mattinata nella sede di TELT in Via Paolo Borsellino, dalla dirigenza della società binazionale. Ad annunciarlo è stato l’ingegner Maurizio Bufalini, Direttore Tecnico di TELT, che ha presentato i risultati di questi 3 anni e qualche mese di lavoro di scavo. La talpa infatti era stata messa in moto tra novembre e dicembre 2013. Il cantiere era stato consegnato il 16 aprile 2012. La parte meccanizzata dello scavo è finita il 15 febbraio scorso, con i festeggiamenti in galleria degli operai. L’avanzamento medio è stato di 6 metri al giorno con punte di trenta.
I COSTI SONO STATI RISPETTATI
Terminato lo scavo del tunnel esplorativo di Chiomonte già si pensa alla fase successiva. I costi sono stati rispettati: sono stati spesi i 173 milioni previsti dalla delibera CIPE. “Il tunnel esplorativo – ha detto Bufalini – è inferiore di 500 metri di quello originariamente previsto, ma sono stati raggiunti tutti gli obiettivi di raccolta dei dati indispensabili dal punto di vista geologico, idrogeologico e geomeccanici di scavo in vista della realizzazione del tunnel di base del Moncenisio. Per questo motivo TELT ha deciso di rimodulare le attività del cantiere, utilizzando le risorse risparmiate dallo scavo di ulteriori 500 metri per alcune opere di finitura che renderanno più agevole l’avvio dell’opera principale. Questa scelta decisionale a decisione si inserisce nell’aggiornamento del progetto, che prevede l’avvio dei cantieri per il tunnel di base da Chiomonte, anziché da Susa come era originariamente previsto.
LA FASE 3
Si apre così la “fase 3”: dopo la preparazione e lo scavo inizia la riorganizzazione del sito per il suo utilizzo futuro. I lavori proseguiranno fino alla primavera del 2018, con lo smantellamento della fresa “G ea” e la galleria sarà attrezzata per far passare camion e altri mezzi, anziché terminare nel luglio di quest’anno e questo andrà anche a vantaggio dell’occupazione locale, perché una gran parte del personale, soprattutto quello locale potrà così continuare a lavorare. Sino al 2018 il 92% dei lavoratori del territorio continueranno ad essere occupati”
I PROBLEMI DI ORDINE PUBBLICO
La scelta di cassare Susa come base del cantiere principale a livello governativo è per motivi di tutela dell’ordine pubblico. E i numeri di Chiomonte ne danno un’idea.“Certo – ha spiegato ancora Bufalini – è stato un cantiere particolare, che ha avuto bisogno di particolari misure di sicurezza. Dei 173 milioni di costo totale, ben 20 milioni sono stati spesi direttamente per difendere il cantiere dagli attacchi e ospitare le Forze dell’Ordine. A quei venti milioni vanno aggiunte le spese di movimentazione degli agenti e del loro mantenimento, non gravate direttamente sui costi di cantiere.”
LE RICADUTE OCCUPAZIONALI
Nel cantiere di Chiomonte sono hanno lavorato 460 imprese, di cui buona parte del territorio. 211 (43,23%) sono della Provincia di Torino e 67 (13,06%) della Valsusa. Il picco dei lavoratori impegnati è stato di 170 unità: il 42% di provenienza della Val di Susa e il 14% dal resto del Piemonte (il 44% arriva dall’Italia o dall’estero). Delle 460 imprese coinvolte 211 (43,23%) sono della Provincia di Torino e 67 (13,06%) della Valle.
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