Erbe di montagna: la Barba di becco, si trova facilmente in tutti i prati

Barba di becco

Erbe di montagna. Il nome alla pianta della Barba di becco fu dato da Discoride, dal greco Trágos: caprone e Pogón: barba, con riferimento alle setole del pappo, che fanno pensare alla barba di un caprone. Il nome volgare “barba di becco” sembra derivi dal longobardo Bikk: becco cioè caprone. Questa pianta era conosciuta molto bene fin dall’antichità, infatti a Pompei è presente un affresco che la ritrae. La barba di becco è senz’altro più nota per il suo utilizzo alimentare che per quelle medicinale. I giovani germogli, le foglie, le radici, ricchi di zucchero e dal sapore dolciastro, sono impiegati come ottime verdure, soprattutto cotte. Già in questo modo se ne sfruttano le proprietà depurative che possono essere utilizzate in modo più specifico facendo un decotto delle radici.

LE RADICI

Uno dei componenti più importanti delle radici è l’inulina, un polisaccaride molto pregiato sotto il profilo dietetico poiché può sostituire altri zuccheri dannosi ai diabetici. Le radici, per essere utilizzate, vanno pulite molto bene dalla terra e devono essere tenute a bagno in acqua fredda con del succo di limone per evitare che anneriscano.

Barba di becco

LE FRITTELLE

Bollite le radici tagliate a fettine nel senso della lunghezza. Nel frattempo mescolate un cucchiaio di zucchero con un pizzico di sale e un pizzichino di cannella, pepe, noce moscata e macis. Sciogliete 200 g di burro. Tenete pronto un pugno di farina. Passate le fettine nella mistura di zucchero e immergetele nel burro. Fate colare il burro nella farina, spruzzate le frittelle con zucchero a velo e friggetele finché non diventano dorate.

andar per erbe

 Maggiori informazioni su Andar per erbe, Valerio Saffo e Erica Pittoni, Editrice Il Punto-Piemonte in bancarella.

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