Oggi, domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23, le urne si sono aperte in tutta Italia e non solo nei circa mille comuni in cui si eleggeranno sindaci e consigli. Si vota infatti anche per i cinque referendum abrogativi in materia di giustizia promossi da Lega e radicali. Le questioni sulle quali gli elettori potranno esprimere il loro voto riguardano la legge Severino sull’incandidabilità e decadenza per condanne, limitazione delle misure cautelari, passaggio tra giudici e pubblici ministeri (separazione dei ruoli), valutazione dei magistrati e candidature al Consiglio Superiore della Magistratura. La riforma della giustizia è sul tavolo del governo Draghi e la bozza è stata discussa alla Camera e calendarizzata in Senato il 14 giugno, subito dopo il referendum. L’esito del referendum potrebbe influire sul confronto tra le forze politiche.
VOTO AL REFERENDUM
Candidature al Consiglio Superiore della Magistratura. Il quinto quesito riguarda la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e l’elezione dei membri togati. Propone di abrogare parte dell’articolo 25, comma 3, della legge del 24 marzo 1958 n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura). Chiede all’elettore di cancellare la norma che impone al magistrato di raccogliere da 25 ad un massimo di 50 firme per candidarsi al CSM. Secondo i promotori è un modo per ridurre il “corre ntismo” tra le toghe, riducendo così il peso dei gruppi associativi (le correnti) nella scelta dei singoli magistrati che decidono di candidarsi al Csm, e che in questo modo saranno più liberi di farlo; per i contrari è una misura sostanzialmente irrilevante perchè la riforma dell’ordinamento giudiziario prevede già questa modifica. La riforma Cartabia prevede infatti l’eliminazione delle firme e se essa dovesse diventare legge, il referendum sarebbe superato.
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