Domenica 26 e lunedì 27 novembre si rievoca l’agguato nazifascista di Caprie

partigiani

CAPRIE – Domenica 26 e lunedì 27 novembre si rievoca l’agguato nazifascista di Caprie, che segnò i primi mesi della Resistenza in Valle di Susa.

DOMENICA 26 E LUNEDÌ 27 NOVEMBRE SI RIEVOCA L’AGGUATO NAZIFASCISTA DI CAPRIE

L’80° anniversario dell’agguato di Caprie, che segnò sanguinosamente la prima fase della guerra partigiana in Bassa Valle di Susa e in Val Casternone, sarà commemorato domenica 26 novembre alle 10 nella sala consiliare del Comune di Caprie, dove si inaugurerà la mostra “80 e non sentirli – Nasce la Resistenza”. All’inaugurazione interverranno il curatore della mostra Marco Sguayzer e Giuseppe Siracusa, pronipote di Felice Cima. In rappresentanza della Città metropolitana di Torino sarà presente il Vicesindaco Jacopo Suppo, anche nella sua veste di Sindaco di Condove. La mostra sarà visitabile domenica 26 novembre dalle 10 alle 12 e dalle 14,30 alle 16, lunedì 27 dalle 9,30 alle 13. Le commemorazioni, patrocinate dalla Città metropolitana di Torino, proseguiranno lunedì 27 alle 9,30 nel Municipio di Caprie, con la visita alla mostra da parte degli studenti dell’istituto comprensivo di Condove e dei ragazzi partecipanti al Treno della Memoria. Alle 10,30 studenti e autorità si recheranno in corteo al monumento che ricorda i caduti Felice Cima, Marcello Albertazzi e Camillo Altieri. Dopo i saluti delle autorità locali e del Vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, interverranno il parroco di Caprie, don Franco Davì e gli studenti dell’ICS di Condove e del Treno della Memoria. L’orazione ufficiale sarà affidata a Giorgio Cesari, nipote di Felice Cima.

IL 27 NOVEMBRE 1943

All’indomani dell’8 settembre 1943 negli alpeggi sopra Condove e Caprie trovarono rifugio e si organizzarono in bande partigiane molti esponenti dell’antifascismo e militari sbandati e impossibilitati a rientrare alle proprie case. Tra loro spiccavano Felice Cima, Alessio Maffiodo e Marcello Albertazzi. Quest’ultimo era un vecchio militante comunista giunto in Valle di Susa un mese dopo l’armistizio, provenendo dalla Val Germanasca, dove aveva avuto contrasti con il locale Comando militare di tendenza badogliana. Per Felice Cima, studente universitario e sottotenente dei Bersaglieri sbandato con il suo reggimento e riparato a Condove a casa di uno zio, la Resistenza affondava invece le sue radici nella stanchezza, nel rifiuto di continuare la guerra fascista al fianco dei tedeschi. Inizialmente fu proprio la diversa sensibilità nei confronti degli atteggiamenti da assumere verso l’occupazione tedesca ad essere foriera di contrasti. Divenne quindi importante l’azione condotta da altre due figure rappresentative del neonato movimento resistenziale valsusino, don Francesco Foglia e Sergio Bellone, entrambi esponenti del Comando militare della Val Susa, che svolsero un’importante opera volta a smussare i contrasti sorti tra Cima e Albertazzi riuscendo ad ottenere così una leale collaborazione fra i due capi banda.

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