Diario da Roma: l’ennesima denuncia contro un ministro della Giustizia

Diario da Roma

ROMA – Diario da Roma: la morte del primo detenuto per coronavirus nel carcere di Bologna è l’ennesima denuncia contro un ministro della Giustizia. Possiamo dirlo, letteralmente latitante riguardo alla situazione esplosiva che si è create nelle carceri italiane, per i detenuti e per i loro custodi. Non posso che sottoscrivere la denuncia della Uilpa di Bologna e le critiche rivolte al ministro Bonafede. Il quale non ha mosso un dito per alzare le tutele sanitaria del personale penitenziario e dei detenuti. L’idea dei cellulari per riattivare un minimo di relazioni sociali fra i detenuti e i loro famigliari. Delle due l’una: o il ministro provvede ad alleggerire la popolazione carceraria, secondo criteri di minore pericolosità sociale  e anagrafe del detenuto, oppure rifornisce dei dispositivi sanitari essenziali la popolazione carceraria e il personale. Non esiste una terza possibilità per tutelare la salute delle persone, perché anche per gli agenti penitenziari come per detenuti vale la tutela costituzionale della salute.

SUL REDDITO

Diario da Roma: la proprietà della casa non può costituire in alcun modo un criterio dirimente per accedere al reddito di emergenza. È un grave errore del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo sostenere, confondendo il reddito di emergenza con il reddito di cittadinanza, che si sta valutando l’ipotesi di attenuare il criterio della proprietà della casa per avere diritto al reddito d’emergenza. Qualche milione  di persone rischia di trovarsi in pochi giorni senza un lavoro e senza un reddito ma proprietari della casa in cui abitano. Come può essere considerata fonte di reddito quando invece quella proprietà è solo un costo, fra tasse e tributi comunali? Quelle persone sono troppo “ricche” per accedere a un reddito di sopravvivenza? Il criterio della proprietà della casa va subito e semplicemente abolito, a prescindere da qualsiasi altra valutazione (composizione del nucleo famigliare, valore dell’immobile ecc.). I soldi promessi con tanta enfasi devono ancora arrivare ai Comuni, i soli a conoscere, soprattutto nei piccoli centri, le famiglie e la loro capacità di reddito.

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