Diario da Roma: il drammatico calo delle nuove partite IVA

Diario da Roma

ROMA – Diario da Roma: il drammatico calo delle nuove partite IVA deve indurre il governo a rivedere la politica fiscale messa in piedi durante l’emergenza. Il Mef ha registrato -8% nei primi due mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma il calo si trasforma in un dimezzamento a marzo con -50% di nuove partite IVA. Il Mef dovrà disporre anche dei dati relativi non solo al calo delle nuove partite IVA. Anche alla cancellazione di attività economiche con partita IVA. Siamo di fronte a un’ecatombe delle attività economiche autonome, dal commercio alla ristorazione ai servizi alla persona (parrucchieri, centri di estetica). Di fronte a una vera e propria decimazione sociale, il governo non ha ancora allestito una rete di protezione. Dal primo giugno altre migliaia di partite Iva, incalzate dalle scadenze fiscali, potrebbero finire nel grande cimitero dell’economia. Il governo deve cambiare rotta: dichiarare una moratoria fiscale fino al 31 dicembre, come parte di una più generale politica di sostegno alle partite Iva.

SUL MES

Il Mes è un’opportunità, non certo un regalo, che l’Europa mette a disposizione di quei Paesi, come l’Italia, più duramente colpiti dalla pandemia. Se proprio vogliamo metterla sul piano dell’orgoglio nazionale, è bene che sia un prestito e non un’elemosina che si fa al socio indigente. Una massa tanto importante di denaro va spesa, presto e bene, per ammodernare o costruire le infrastrutture del sistema sanitario da troppi anni abbandonate. Capisco le ragioni di chi suggerisce di sfruttare i circa 37 miliardi di euro per abolire l’Irap perché l’imposta sul reddito delle attività produttive è una zavorra nei bilanci d’impresa. Faccio notare che l’Irap è una misura strutturale mentre il prestito, della durata decennale, va rimborsato e il fisco dovrà poi coprire le mancate entrate dell’Irap. La pressione fiscale va ridotta e in misura anche consistente. Due sono le vie per farlo: creare uno spazio fiscale nel bilancio pubblico italiano e, dall’altro lato, fare opera di pressing sull’Europa perché una quota importante del Recovery Fund sia realmente un aiuto a fondo perduto. L’Europa della solidarietà non avrà altre occasioni: o si manifesta adesso o non sarà più l’Europa.

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