Cure oncologiche ridotte con la pandemia in Piemonte

Medico

TORINO – Cure oncologiche ridotte con la pandemia in Piemonte. All’indomani della Giornata nazionale del malato oncologico la Commissione Sanità, presieduta da Alessandro Stecco, ha audito questa mattina i rappresentanti della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e della Rete oncologica regionale. Al consigliere Domenico Rossi (Pd), in merito alle conseguenze della pandemia per i malati oncologici, Franca Fagioli della Rete oncologica piemontese ha risposto che “dall’inizio dell’emergenza si è registrata una diminuzione dei volumi di attività per i malati oncologici. Ci è però stato assicurato che entro la metà dell’anno si rientrerà nella norma e verrà recuperato il pregresso”.

IN ITALIA

Ripercorrendo la storia della Federazione, nata nel 2003, il presidente nazionale Francesco De Lorenzo ha sottolineato la necessità per l’Italia di dotarsi al più presto di un Piano oncologico nazionale. Ricordando come un Ordine del giorno approvato dal Senato il 13 aprile scorso impegni il Governo a presentarlo entro giugno alla Conferenza Stato-Regioni”.

UN FUTURO PIANO

Paola Varese, segretario scientifico della sezione regionale Favo, ha evidenziato come “il Piemonte, sede della prima Rete oncologica regionale, rappresenti un modello a livello nazionale. E sia al momento l’unica regione in grado, attraverso i Centri di accoglienza e servizi (Cas), di attribuire un valore economico ai ‘pacchetti assistenziali’ per i malati oncologici”. Ha suggerito, inoltre, “di continuare a puntare sulla medicina territoriale” . Inoltre di immaginare “in un futuro Piano per le cronicità, di usare l’oncologia come terreno per sperimentare la telemedicina come percorso di presa in carico del malato e della sua famiglia”.

MEDICINA DI PROSSIMITÀ

Fagioli ha inoltre illustrato le novità del Molecular Tumor Board e dei nuovi centri per le terapie con Car-T e. Oltre all’attenzione per le malattie rare, ha sottolineato come “la pandemia ci ha insegnato che è necessario puntare sulla medicina di prossimità e prevedere e sostenere forme innovative di domiciliarità”. Rispondendo a una domanda del presidente Stecco, De Lorenzo ha sottolineato che “il Piano oncologico nazionale dovrebbe ispirarsi al modello di quello Ue, approvato lo scorso 3 febbraio, strutturato intorno a quattro ambiti d’intervento fondamentali: prevenzione, individuazione precoce della malattia, diagnosi e trattamento e qualità della vita dei pazienti oncologici e delle persone guarite dal cancro“.

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