Come andrà la Borsa oggi? Monte dei Paschi: Chi fugge, Chi resta e Chi paga

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MILANO – Come andrà la Borsa di oggi?

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LA BORSA SETTIMANALE A CURA DEL CENTRO STUDI OOPS TECH

Per la giornata odierna, Mercoledì 9 Novembre 2022, ci aspettiamo una sessione con maggiore probabilità di scenario negativo. I Mercati nella sessione europea potrebbero muoversi in un trading range contrastato senza una prevalenza, con una maggiore probabilità di svilupparsi in senso negativo. Cosa si intende per:

  • Lateralità: quando il mercato si muove in territorio positivo e negativo senza una chiara direzione, ovvero quando domanda ed offerta si equiparano.
  • Lateral negativa: il movimento sarà orientato maggiormente in territorio negativo, ovvero avranno prevalenza i venditori.
  • Lateral positiva: il movimento sarà orientato maggiormente in territorio positivo, ovvero avranno prevalenza i compratori.
  • Positiva: il trend fino dall’apertura dei mercati è evidentemente a favore dei compratori.
  • Negativa: il trend fino dall’apertura dei mercati è evidentemente a favore dei venditori.

Chi fugge, Chi resta e Chi paga

Mps raccoglie quei nuovi mezzi freschi di cui ha bisogno, 2,5 miliardi di euro, il settimo aumento di capitale in 14 anni. Di questa somma, molta sarà impiegata in primis per finanziare le uscite volontarie dei dipendenti, che hanno optato per un vero e proprio super esodo  dalla banca: rispetto ai 3.500 dipendenti stimati in precedenza, i dipendenti del Monte che vogliono darsi alla fuga sono 4.125, di cui 4.005 per il gruppo Mps e 120 come distaccati extra gruppo.

Nuovi soci post aumento di capitale

Ma qual è la nuova compagine azionaria del Monte dei Paschi? In pole position come primo azionista rimane il Tesoro-Mef, con una quota del 64% circa del capitale; il secondo azionista è il partner commerciale assicurativo del Monte, la società francese Axa che, con una iniezione di 200 milioni di euro, deterrà l’8% della nuova Mps. Pimco, il fondo obbligazionario Usa che ha versato soldi di tasca propria in quanto detentore di obbligazioni subordinate a rischio di burden sharing (ipotesi paventata tra l’altro, dalla stessa Bce), sarà azionista con una partecipazione del 3% circa, così come sarà del 3% la quota in mano alle tante fondazioni che hanno risposto all’appello di sottoscrizione del Tesoro. Tra queste, le fondazioni Cr Firenze, Mps, Lucca, Pistoia e Pescia, Cariplo e Compagnia SanPaolo. In particolare, la Fondazione Mps ha comunicato che la sua partecipazione in Mps è salita dallo 0,003% allo 0,40% circa del capitale sociale dopo l’aumento di capitale. Azionista anche Anima, con una partecipazione dell’1% a fronte dei 25 milioni iniettati. Ci sono poi le banche del consorzio di garanzia che si sono accollate un inoptato, ovvero azioni non sottoscritte, per circa 93 milioni. Si fanno tra i nomi dei nuovi azionisti anche quelli di Mediolanum e dell’Ion Group di Andrea Pignataro, così come quelli di Nexi,  Tenax e le casse di previdenza Inarcassa ed Enpam.

Il problema è che l’azionariato del Monte è tutto fuorché solido. E lo dimostra il fatto che, a far capitolare il titolo nella sessione di venerdì scorso, sembra essere stata la decisione di alcune tra le stesse banche garanti a darsela a gambe levate, dopo aver incassato la maxi commissione da 125 milioni di euro. Rimane sullo sfondo l’avvertimento che la stessa Vigilanza Bce aveva lanciato ai nastri di partenza dell’aumento di capitale Mps, lo scorso 17 ottobre.  La stessa Bce, analizzando il prospetto di raccolta e rilancio della Banca aveva avvertito che, causa i macro scenari economici a cui l’Europa ed il Mondo stavano andando incontro, non garantivano, anzi, avrebbero reso vane le operazioni di ristrutturazione programmate. Insomma, è prematuro dire che Mps abbia vinto la partita.

Tanto meno l’hanno vinta i contribuenti, che hanno dovuto pagare di tasca propria la ricapitalizzazione della banca senese, per l’ennesima volta. Questo, in vista dell’obiettivo di una privatizzazione del Monte con l’uscita definitiva dello Stato maggiore azionista dal suo capitale, che si è già confermata una sorta di Mission Impossible. Difficile trovare chi voglia investire in una banca che ha bruciato decine di miliardi di euro, investita da scandali di diversa natura e che abbraccia la politica a 360 gradi. Gli investitori sanno perfettamente che il Monte funziona seguendo più logiche politiche che di mercato, infatti il maggiore azionista è lo Stato, anche se non potrebbe e l’Amministratore Delegato viene nominato dalla Fondazione Mps, il cui organo direttivo è politicamente eletto. Come al solito, dove c’è politica c’è ombra… (Centro Studi OOPS Tech).

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