Cento medici di famiglia della Valsusa e Valsangone: “Abbandonati senza strumenti, esami e poter prescrivere farmaci”

SUSA – Cento medici di famiglia della Valsusa e Valsangone scrivono una durissima lettera di denuncia sul loro stato di servizio in queste settimana. “I casi di Covid-19 nelle nostre Valli di Susa e Sangone sono ancora in aumento. Alcuni pazienti sono in isolamento a casa. Altri ricoverati e altri iniziano ad essere dimessi, ma devono essere seguiti a casa durante la guarigione. Sul territorio siamo più di 100 medici di medicina generale e ci vediamo costretti a rendere pubbliche le enormi difficoltà che riscontriamo nello svolgimento del nostro lavoro. Tute, mascherine filtranti e altri dispositivi, indispensabili per visitare in relativa sicurezza ammalati di Covid- 19, non ci sono stati forniti. Le nostre diagnosi sono basate sull’esperienza e sui sintomi dei pazienti. Non hanno il supporto dei test di laboratorio. Le segnalazioni per i tamponi sui casi sospetti o per i contatti dei casi accertati sono tante ma molto difficili. Le linee telefoniche sovraccariche e per i tempi di risposta alle segnalazioni via mail. Per la maggior parte dei casi che seguiamo a domicilio la diagnosi resta un’ipotesi, che senza tampone non può essere convalidata“.

UNA SITUAZIONE GRAVISSIMA

Continuano i medici. “E infine non possiamo curare con tutti i mezzi oggi a disposizione. I farmaci più specifici per il Covid-19 non possono essere prescritti dai Medici di Medicina Generale. Sono state istituite le Unità Speciali nate per visitare i malati positivi o sospetti. Non hanno ancora ricevuto adeguate tute protettive e non possono quindi avere contatto diretto con i pazienti, né richiedere i farmaci ad uso ospedaliero. Grazie alla dedizione dei medici che ne fanno parte, possono svolgere il loro compito. Lo riteniamo assolutamente indispensabile per garantire un’assistenza adeguata sul territorio, solo a regime ridotto. Siamo la risorsa più grande di cui il Sistema Sanitario sul territorio. Abbiamo la desolante sensazione di non esistere per chi ha responsabilità decisionali. Esistiamo però per i nostri pazienti, che continuano a fare riferimento a noi, che non ci siamo mai fermati. Non abbiamo mai chiuso i nostri ambulatori e cerchiamo di dare risposte, coraggio e speranza dimostrando che, almeno loro, non sono soli. Abbiamo mandato oggi le nostre richieste in tre punti alla ASL TO3 affinché si attivi per realizzare da subito“.

TROPPA BUROCRAZIA

I medici vogliono un potenziamento sostanziale del servizio. Sotto forma di personale e strutture. I colleghi che già operano con abnegazione devono immediatamente essere supportati da personale e attrezzature che consentano risposte rapidissime ai quesiti e alle segnalazioni di casi che necessitano di eseguire i tamponi. Tamponi dei quali si auspica, pur nel quadro nazionale di asfissia dei laboratori incaricati, un deciso e più capillare aumento numerico. Se non addirittura la possibilità di richiederlo da parte dei Medici di Medicina Generale. Bypassando almeno in certi casi la trafila burocratica attuale. Indispensabile inoltre la comunicazione in tempo reale ai Medici di Medicina Generale dello stato di positività dei propri pazienti.

I MEDICI VANNO PROTETTI

Poi ancora un immediato adeguamento delle forniture di strumenti di sicurezza all’Unità Speciali. Indirizzando prioritariamente le risorse a questo servizio. Almeno con la sollecitudine fin qui riservata al personale dei Poliambulatori, con fornitura di saturimetri in numero adeguato, almeno trenta, e idonee protezioni come mascherine, visiera, guanti, tute, copricapi e copriscarpe monouso, tutto in quantità ragionevoli.

PER EVITARE I PAZIENTI IN OSPEDALE

Ed infine un intervento immediato per la formulazione di linee guida terapeutiche condivise per i Medici di Medicina Generale. Queste redatte formalmente dal servizio Farmaceutico territoriale. Così da chiarire con assoluta precisione il perimetro entro il quale muoversi sapendo che limitare della loro possibilità d’intervento farmacologico equivarrà a costringerli a mandare più spesso e prima i loro pazienti all’Ospedale.

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