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sabato, 9 Novembre 2024

C’è la richiesta urgente di un piano straordinario di contenimento cinghiali in Piemonte

TORINO – Da tutto il Piemonte parte la richiesta urgente di un piano straordinario di contenimento cinghiali. “La crescente diffusione in Piemonte della Peste Suina Africana rappresenta solo il più recente, grave problema derivante da una presenza numerica della specie cinghiale ormai fuori controllo – scrivono i firmatari –  Infatti la stima minima ufficiale è valutata nel solo Piemonte in 80 mila esemplari (oltre 2 milioni a livello nazionale); ciò costituisce una vera e propria calamità naturale per la quale non sono attualmente in corso, né risultano programmate efficaci azioni di contenimento“.

UNA SITUAZIONE GRAVE

Nella Deliberazione della Giunta Regionale del Piemonte del 22 gennaio del 2022 non sono previste azioni di contenimento della specie, né indicazioni in tal senso alle amministrazioni provinciali stante la nota della stessa Regione del 3 ottobre del 2017 che ribadiva in capo alle Province/Città Metropolitane la competenza nell’approvare piani di contenimento di selvatici in accordo con l’Istituto Nazionale ISPRA. Quanto sopra  nonostante che il Ministero della Salute con ordinanza 13 gennaio del 2022 avente ad oggetto misure urgenti per il controllo della specie suina abbia indicato che i servizi regionali competenti possono autorizzare in via straordinaria abbattimenti selettivi. Né peraltro risulta che il recente incontro fra Governo e Regione Piemonte tenutosi il 25 gennaio scorso, fra le molteplici misure condivise per fronteggiare la Peste Suina nei cinghiali, abbia previsto piani straordinari di contenimento numerico della specie.

UN DANNO PER L’AGRICOLTURA

Spiegano nella missiva. “I prelievi di cinghiali  in ambito venatorio autorizzati in Piemonte per le stagioni di caccia 2021/2022 erano previsti n. 11.000, quota che nell’attuale situazione andrebbe moltiplicata per 4/5 volte (tenuto conto che le più attendibili stime minime indicano la presenza in Piemonte di 80 mila cinghiali  – 2 milioni a livello nazionale)  senza minimamente pregiudicare la  salvaguardia numerica minima di mantenimento della specie. Al riguardo, gli strumenti a disposizione per incrementare il prelievo selettivo e/o venatorio non mancano di certo.

IN PIEMONTE

Inoltre l’eccezionale diffusione del cinghiale su tutto il territorio regionale, sia montano che pianeggiante ed anche nelle aree  fortemente antropizzate, ha avuto  in questi anni varie conseguenze, ad esempio la distruzione di prati, pascoli e campi di mais. Ci dispiace  confermare che secondo le nostre  osservazioni anche l’enorme incremento numerico della specie Lupo non ha contrastato la continua crescita numerica dei cinghiali, anzi ha portato a raggruppamenti più grandi degli stessi. I lupi che  secondo quanto dichiarato dalla Regione stessa ( Assessore alla montagna) sono  passati in un quinquennio nel solo Piemonte da 200 ad oltre 500 esemplari stimati, circostanza che richiede  efficaci ed urgenti interventi di gestione e non solo di conservazione della specie lupo stessa ( interventi peraltro già richiesti da tempo ma ad oggi senza risultati evidenti). Così come si è perso il controllo sulla diffusione del cinghiale, così si è perso il controllo sulla diffusione della specie Lupo, ciò contribuisce alla inesorabile chiusura definitiva di molti aziende agricole  in Piemonte.

MARGARI E ALPEGGIATORI PENALIZZATI

Relativamente alla peste suina nel cinghiale, preoccupa altresì la situazione in cui si troveranno ad operare margari ed  alpeggiatori, ad iniziare da quelli che monticano nelle aree infette e limitrofe, nel momento del riportare il bestiame in alpeggio per la prossima stagione estiva 2022; il rischio è quello di un abbandono di intere enormi aree con danni economici ed ambientali gravissimi e non recuperabili. Si segnala altresì al Sig. Prefetto di Torino (pregandolo di girare la presente agli altri Prefetti del Piemonte), la necessità che i sindaci agiscano in situazioni locali di carattere eccezionale e non risolvibili con l’utilizzo di strumenti ordinari con apposite ordinanze di contenimento numerico, peraltro previste nel nostro ordinamento, ad iniziare dalle aree di maggiore impatto del cinghiale anche in modo coordinato attraverso le Unioni montane di Comuni.

IL SETTORE AGRICOLO E’ DEVASTATO

I danni della fauna selvatica, in particolare da parte di cinghiali non sono solo davastanti per il settore agricolo ma in molte altre circostanze: basti ad esempio ricordare che l’ISTAT ha registrato l’81% di aumento in un decennio di sinistri stradali  provocati da selvatici ( un cinghiale può raggiungere dai 70 ai 90 kg. di peso!) senza citare i problemi igienico-sanitari derivanti dalla frequentazione dei rifiuti e quelli relativi all’incolumità delle persone. È paradossale prendere atto che le aziende italiane di produzione e trasformazione zootecnica sono giustamente super controllate dal punto di vista igienico sanitario e poi si perde il controllo di decine di migliaia di cinghiali che rappresentano rischi rilevanti su vari fronti compreso quello sanitario.

È evidente dunque che i piani di gestione selettiva e venatoria attivati negli ultimi  10 anni  non sono stati minimamente sufficienti a garantire il controllo della specie. Pertanto si richiede che la Regione Piemonte, si faccia carico di attivare un piano di contenimento della specie cinghiale serio ed efficace, anche coordinando un tavolo di lavoro con tutte le istituzioni competenti. Disponibili a partecipare ad incontri e colloqui ed a collaborare per quanto di competenza si attende un riscontro e si inviano distinti saluti“.

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