CASELETTE – In occasione della Giornata della Memoria l’amministrazione comunale di Caselette in collaborazione con l’Anpi ha organizzato un incontro “Per non dimenticare”. Dibattito pubblico che ha visto gli interventi del sindaco Pacifico Banchieri, di Luciano Rosso, presidente sezione Intercomunale dell’Anpi e Nino Boeti, presidente del Consiglio Regionale del Piemonte e del comitato Resistenza e Costituzione. Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno. Come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto.
È stato così designato dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005. Durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale nella quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
L’INTERVENTO DI BOETI
A Caselette per la Giornata della Memoria presente il presidente del Consiglio Regionale. “Umanità, generosità, uguaglianza e solidarietà sembrano aver perso diritto di cittadinanza nel nostro paese – ha concluso Nino Boeti – e ripercorrendo le vicende della Seconda Guerra Mondiale in un momento della storia dell’umanità dove tutti questi fattori erano scomparsi. Noi non possiamo tollerare che scompaiano di nuovo”. Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del “1º Fronte ucraino” del maresciallo Ivan Konev arrivarono per prime presso la città polacca di Auschwitz.
Scoprendo il vicino campo di concentramento di Auschwitz e liberandone i superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista. Ad Auschwitz, circa 10 giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani. Molti dei quali morirono durante la marcia stessa. L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia. Anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista.