VALSUSA – Architettura in Valsusa. In molte cittĆ sono presenti, come segni architettonici, urbanistici e sociali le “Case Fanfani“. Ad esempio ad Avigliana, Condove, Borgone e Susa.Ā Scopriamo la storia. Fu nel 1949 che si diede avvio ad un piano d’intervento dello Stato italiano per realizzare edilizia residenziale pubblica.Ā Concepito nell’immediato secondo dopoguerra, aveva a disposizione i fondi gestiti da un’apposita organizzazione presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni.Ā Le prime disposizioni che vennero emanate inizialmente avevano una durata settennale. Successivamente venne prorogato di ulteriori sette anni, fino al 1963. Grande promotore dell’iniziativa fu l’allora ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Amintore Fanfani, tanto che, successivamente, il piano nei commenti giornalistici venne spesso denominato “Piano Fanfani”. Due furono gli obiettivi. Il rilancio dell’attivitĆ edilizia, anche l’assorbimento di un considerevole numero di disoccupati e la costruzione di alloggi per le famiglie a basso reddito.
L’ARCHITETTURA
Il Piano di architettura in Valsusa, come Italia, seguiva precise direttive, che si ricollegavano e facevano propria, in primo luogo, la tendenza architettonica prevalente in quel periodo in Italia: il Neorealismo. CioĆØ di un legame stretto con la tradizione, che portava ad una reinterpretazione del temi razionalisti basata sulla coerenza compositiva dei materiali. Anche delle scelte tecnologiche, dei particolari architettonici. In secondo luogo, proprio per garantire il ritorno occupazionale, era previsto l’utilizzo nelle varie fasi realizzative di imprese locali e di piccoli imprenditori. Questi due fatti uniti insieme generarono la caratteristica del cosiddetto Razionalismo italiano del secondo dopoguerra, sempre in bilico tra tradizione e modernitĆ , tra interpretazione storica e norme funzionali.
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