RIVIOLI – Si è svolta nella sede del Gruppo Alpini di Rivoli una cena informale per salutare e ringraziare del servizio svolto il generale Claudio Berto, che da poco ha lasciato il servizio attivo. A fare gli onori di casa il capo gruppo Carlo Cattaneo, che con il gruppo, ha preparato una polentata. Nel gruppo il sindaco di Rivoli Andrea Tragaioli, insieme per raccontare aneddoti della naja e soprattutto ascoltare la lunga esperienza professionale del generale. “Sono entrato in Accademia Militare con la speranza che poi il servizio l’avrei svolto negli Alpini, così è stato, ed ora lo ritengo quasi un fatto naturale“, esordisce Berto. Il comando fino al grado di Capitano è quello che gli ha lasciato un ricordo importante. “Sono gli anni della gioventù, del contatto diretto con gli uomini, delle esperienze e poi in quegli anni con il mondo variegato della naja. Il servizio obbligatorio portava nell’esercito ogni sorta di umanità differente per formazione, studio, regione e volontà. Oggi è professionismo, il mondo del lavoro, che è cosa assai differente“.
IN MONTAGNA
Con il Generale si parla di sacrificio e volontà. “In realtà nella vita militare, sotto un certo aspetto, chi fa più sacrifici è la famiglia e non l’ufficiale. La professione è la medesima in ogni caserma, ma cambiano le località e la famiglia deve adeguarsi passando magari da una grande città ad un piccolissimo centro montano. Io sono passato dalla Taurinense alla Julia, poi altre esperienze fino alla NATO e al Comando delle Truppe”. Berto parla della sua idea di formazione delle truppe alpine. “C’è un concetto che caratterizza gli Alpini fin dalla loro nascita, e anche se può sembrare ovvio, non lo è: la verticalità. I militari devono vivere la montagna, chi meglio chi peggio, ma tutti devono salire, saper vivere l’ambiente e sapersi adattare. Oggi i giovani che dal meridione d’Italia scelgono gli Alpini come professione lo fanno per vivere la montagna. Se togliamo questa componente manca tutto”.
GLI ALPINI E IL COVID
Con il generale si riflette su quanto fatto negli ultimi mesi. “All’Esercito è stata chiesta logistica e strutture. Gli Alpini le hanno e da subito le hanno messe a disposizione. Frutto dell’esperienza, della professionalità e delle qualifiche è il grandissimo lavoro che abbiamo fatto durante la pandemia. L’Esercito ha organizzato viaggi e consegne con velocità e precisione favorendo in ogni attività le attività mediche. Ricordo le tende aperte sotto gli ospedali, i siti di soccorso, le migliaia di ore di sanificazione”. E adesso cosa farà il generale? “Mi riprendo tutte le ore che ho passato a firmare documenti e non sono potuto andare con i ragazzi in montagna. Ho avuto la fortuna di vedere le vette più belle ed ora ci torno”. Nella sede del Gruppo Alpini di Rivoli si alza il bicchiere del brindisi, con l’augurio che il racconto del Generale prosegua.
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