Al mercato di Condove la Fiom-Cgil dice No al Referendum

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CONDOVE – Mercoledì, giorno di mercato, gli iscritti alla Fiom sono scesi in campo per il No al Referendum sulla costituzione. L’invito a manifestare l’intenzione di voto è arrivato da Roma. “Ferma restando la libertà di posizioni individuali di iscritti e dirigenti, l’Assemblea generale della Cgil invita a votare ‘No’ in occasione del prossimo Referendum costituzionale“. L’ordine del giorno della riunione degli organismi dirigenti della Cgil ufficializza la posizione del sindacato. “Pur condividendo l’intenzione di cambiare l’equilibrio dei poteri tra Regioni e Stato, l’esito non è convincente” si legge nel documento finale, in cui la riforma viene definita “un’occasione persa per introdurre quei necessari cambiamenti atti a semplificare, rafforzandole, le istituzioni“. La Cgil però ha anche fatto sapere che “nel preservare la propria autonomia” non aderirà ad alcun Comitato.

IL REFERENDUM

Il referendum costituzionale in Italia del 2016 si tenne il 4 dicembre ed ebbe ad oggetto la cosiddetta riforma costituzionale Renzi-Boschi, diretta a modificare sotto vari profili la seconda parte della Costituzione. Il disegno di legge costituzionale era stato approvato in via definitiva dalla Camera il precedente 12 aprile.

La consultazione popolare vide un’affluenza alle urne pari a circa il 65% degli elettori residenti in Italia e all’estero e una netta preponderanza dei pareri contrari alla riforma, che superarono il 59% delle preferenze espresse. Non essendo previsto un quorum di votanti, la riforma sarebbe entrata in vigore se il numero dei voti favorevoli fosse stato superiore al numero dei suffragi contrari, a prescindere dalla partecipazione al voto.

La proposta di riforma era stata approvata dal Parlamento con una maggioranza inferiore ai due terzi dei componenti di ciascuna camera: di conseguenza, come prescritto dall’articolo 138 della Costituzione, il provvedimento non era stato direttamente promulgato proprio per dare la possibilità di richiedere un referendum confermativo entro i successivi tre mesi, facoltà esercitata nello stesso mese di aprile 2016.

Fu il terzo referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana dopo quello del 2001, quando vinse il «sì» con un’affluenza di circa il 34%,[4] e quello del 2006, quando invece prevalse il «no» con una partecipazione del 52,5%. Si è trattato nel complesso della 22ª consultazione referendaria svolta in Italia e del 72º quesito sottoposto agli elettori.

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