A Susa la Festa della Liberazione ricordando l’importanza delle donne nella Resistenza

SUSA – A Susa la Festa della Liberazione ricordando l’importanza delle donne nella Resistenza.

SUSA L’ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE

La celebrazione del 25 aprile, condivisa dai comuni di Susa e Mompantero, ha avuto inizio, nella mattina soleggiata di giovedì, in località Coldimosso. Alla cerimonia ufficiale con deposizione della corona d’alloro al cippo dei caduti ha fatto seguito l’intervento del Sindaco di Susa Pier Giuseppe Genovese. È stato un momento speciale e intenso per ricordare, assieme a chi lo ha conosciuto e stimato, il professor Angelo Ainardi (1923- 2017), partigiano, animatore delle passate celebrazioni a Coldimosso. “Che non ha mai mancato di richiamare l’importanza di difendere e preservare i valori e gli ideali che furono alla base dell’impegno e del sacrificio di tanti giovani per la conquista della libertà e della democrazia per salvare la nostra nazione”. I cinque partigiani trucidati in quella frazione per rappresaglia il 9 marzo 1945 e un altro fucilato a Carmagnola il 5 febbraio dello stesso anno. La celebrazione del 25 aprile a Susa. La Santa Messa è stata officiata da Don Sergio Blandino in Cattedrale. Poi il corteo, con le autorità civili e militari, le associazioni ex combattenti e d’arma, l’Anpi e la Fanfara ANA Val Susa, ha sfilato per le vie del centro, pavesate di tricolori. Ecco la manifestazione davanti al Monumento ai Caduti. La cerimonia ha avuto inizio con lo schieramento dei vessilli e labari delle associazioni d’Arma locali. Dopo il solenne  momento dell’alzabandiera e l’Inno d’Italia, è seguita la deposizione della corona d’alloro sulle note del Piave e il silenzio d’ordinanza, per onorare quanti hanno sacrificato la propria vita per l’unità, la libertà e la democrazia del nostro Paese.

LA CERIMONIA

La solenne cerimonia, con l’allocuzione del Sindaco Pier Giuseppe Genovese sul tema “La Resistenza delle donne”. “La seconda guerra mondiale prese avvio soprattutto per le mire espansionistiche e di aggressione militare che la Germania nazista e l’Italia fascista misero in atto negli anni precedenti al conflitto; le vittime militari e civili furono milioni e incalcolabile il carico di feriti, lutti e distruzione. La resa dell’8 settembre 1943 divise in due l’Italia e segnò l’inizio della lotta di resistenza al nazifascismo. Nella lotta di Liberazione si trovarono a combattere fianco a fianco cittadini italiani e dei paesi alleati, uomini, donne, ragazzi provenienti da diversi ceti sociali, con differenti idee politiche e religiose che lottarono insieme per liberare l’Italia dal regime nazifascista, conquistando la pace, la libertà e la democrazia nelle quali sono cresciute le generazioni successive. Questo scenario di guerra vide come protagoniste oltre 70.000 donne che svolsero un ruolo fondamentale di supporto e di coordinazione nelle varie azioni partigiane e questo rappresentò per loro una vera e propria rivoluzione sociale: relegate dal fascismo al ruolo di cura e di madri, di fronte agli orrori della guerra e alle perdite di fratelli, mariti, compagni, reagirono dapprima proteggendo e nascondendo i dissidenti e i contrari alla repubblica sociale e in seguito occupandosi dei collegamenti, delle informazioni, dei contatti tra le brigate partigiane, del trasporto di viveri, documenti e armi. È il ruolo strategico della staffetta partigiana che proprio in quanto donna riuscì a svolgere azioni spesso pericolose senza destare eccessivi sospetti. A partire dal ruolo svolto dalle donne nella lotta di liberazione si sono create le basi per il riconoscimento dei diritti civili e politici avviando di fatto il movimento di emancipazione femminile che avrebbe portato poco dopo all’estensione del diritto di voto alle donne e al successivo riconoscimento dei diritti nell’ambito lavorativo e sociale”.

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