A Bussoleno e Chianocco in ricordo di Eldo Parile, Michele Giai e Pasquale Nicco

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BUSSOLENO – A Bussoleno e Chianocco in ricordo di Eldo Parile, Michele Giai e Pasquale Nicco.

BUSSOLENO E CHIANOCCO, IL TRIPLICE EVENTO IN RICORDO DI ELDO PARILE, MICHELE GIAI E PASQUALE NICCO

Una celebrazione ripresa dall’amministrazione comunale di Bussoleno con quella di Chianocco e con l’A.N.P.I. in occasione dell’80° anniversario in ricordo di tutti i Caduti delle divisioni «Acqui», a Cefalonia e Corfù, e «Granatieri di Sardegna» a Roma, nel settembre del 1943. A scandire le fasi salienti della commemorazione il cerimoniere Giancarlo Sibille dell’Associazione nazionale granatieri di Sardegna nucleo Val Susa. Presenti alla manifestazione i gonfaloni comunali con i Sindaci Antonella Zoggia di Bussoleno e Mauro Russo di Chianocco, la rappresentanza dei carabinieri della stazione di Susa con il Comandante luogotenente Mostratisi Carlo, il Vicepresidente dell’Associazione nazionale  combattenti e reduci Federazione Torino, le colonnelle dell’Associazione nazionale granatieri di Sardegna della sezione di Torino e del nucleo Val  Susa.

I VESSILLI ASSOCIATIVI

Ecco i vessilli e labari dell’A.N.P.I. Foresto, Chianocco, Bussoleno e San Maurizio Canavese sezione “Giuseppe Ferrero, dell’Associazione nazionale carabinieri sezione di Susa ”C.re Reale Cordola Luigi”, dell’Unione nazionale mutilati per servizio sezione provinciale “Gen.le Oronzo Poto”, dell’Associazione arma aeronautica nucleo Val Susa, dell’Associazione nazionale marinai d’Italia sezione Val Susa “Enea Picchio”, della C.R.I. Comitato locale di Susa, dell’ A.N.A. Sezione Val Susa e della sua fanfara, dei gruppi Alpini di Foresto e Chianocco, dell’Associazione nazionale famiglie caduti superstiti e reduci sezione di Torino divisione “Acqui” e i cittadini che hanno voluto essere presenti.

A FORESTO

La cerimonia si è aperta nel piccolo cimitero di Foresto, ove è stato eretto un sacello in ricordo di Eldo Parile, caporale al III battaglione del !° reggimento “Granatieri di Sardegna”, il primo caduto valsusino alla difesa di Roma contro i tedeschi il 9 settembre 1943. Alla presenza di autorità civili e militari, associazioni d’Arma e cittadini, sono stati resi gli “Onori ai Caduti” e sulle note del “Piave” i familiari di Parile hanno deposto i fiori alla targa commemorativa, cui ha fatto seguito l’esecuzione del “Silenzio”. Di lui, valoroso sconosciuto ai più, è stata letta dal presidente A.N.G.S. provinciale Torino Enrico Tenivella la memoria realizzata da Claudio Feletti e Mario Solara nella pubblicazione C’era una volta… Foresto. Dalla forte connotazione emotiva è seguita la citazione dell’elenco dei Granatieri di Sardegna caduti per la difesa di Roma. Quindi l’intervento del consigliere Antonella Arianos, delegato alla Cultura e Associazioni del Comune di Bussoleno. In chiusura Renzo Parile, nipote di Eldo, ha donato l’ultima cartolina fotografica militare dello zio al presidente Tenivella perché venga custodita nell’Archivio storico dei Granatieri a futura memoria.

A CHIANOCCO

Quindi il ritrovo a Chianocco in piazza Martiri di Cefalonia e Corfù per il cerimoniale degli Onori ai Caduti. Al cippo intitolato ai medesimi Martiri è avvenuta la deposizione floreale da parte della professoressa Mirella Nicco Ciamei, figlia del reduce di Cefalonia Pasquale Nicco. A degna conclusione il discorso commemorativo del sindaco Russo e i saluti del sindaco Zoggia.

ALL’ARGIASSERA

La mattinata è poi proseguita all’Argiassera con il cerimoniale dell’alzabandiera e l’Inno d’Italia, cui ha fatto seguito l’onore ai caduti, la deposizione floreale sulle note del Piave e il Silenzio d’ordinanza al monumento intitolato ai martiri di Cefalonia e Corfù. A rendere omaggio al cippo, riposizionato all’ombra del castagno nella piazza con la rosa dei venti, le signore Marina Aurelia e Renata Maria, figlie (pronipoti compresi) di Michele Giai, reduce di Cefalonia e promotore dell’erezione del monumento in ricordo del sacrificio della Divisione Acqui all’ingresso della borgata. Il trombettista Danilo Bellando, impeccabile maestro-direttore della fanfara Ana Val Susa, ha fatto da colonna sonora con vibranti note musicali all’evento celebrativo.

IL DISCORSO DEL SINDACO ZOGGIA

Poi il discorso del Sindaco di Bussoleno Antonella Zoggia e i saluti del Sindaco di Chianocco Mauro Russo. Coinvolgente e rigorosa l’orazione del professor Franco Brunetta, commovente il ricordo di Mario Gelera consigliere della Fondazione Europea Cefalonia e Corfù per il compianto Michele Giai e conclusivo l’intervento del Vicepresidente dell’Associazione nazionale combattenti e reduci Federazione Torino Dottor Emiliano Leccese. Alla fine della manifestazione è stato offerto il rinfresco a tutti i partecipanti con un “Arrivederci, alla prossima! Ha detto il Sindaco Antonella Zoggia.  “1943 – 2023” 80° Anniversario dell’eccidio di Cefalonia e Corfù Vorrei porgere a tutti i presenti, Associazioni combattentistiche e d’Arma, Istituzioni e cittadini, i più sinceri ringraziamenti a nome mio e della maggioranza tutta per aver accettato l’invito a celebrare insieme l’80° anniversario dell’eccidio di Cefalonia e Corfù, volendo, con la vostra presenza, mantenerne vivo il ricordo, fare un percorso di memoria per creare antidoti ad un male così grande come la guerra ed onorare chi in quel mare e in quelle isole ha perso la propria vita. L’isola di Cefalonia come quella di Corfù, variegata, schiva, in una veste di montagne verdeggianti che poggiano i piedi in un mare da sogno, con il profumo degli oleandri al tramonto.

Questa aria hanno respirato e questi colori hanno visto gli occhi di migliaia di ragazzi italiani che lì si ritrovarono nell’estate del 1943. Manovali, contadini, operai diventarono invasori e nemici per un disegno della storia che in quel momento li aveva collocati al fianco di un alleato così diverso da loro per ideali ed obbiettivi e contro un popolo con cui invece avevano tanto in comune. L’incontro degli Italiani con la popolazione locale, con le donne locali che divennero loro amiche, mamme, compagne e amanti: una storia bella, fatta non soltanto del rifiuto, conosciuto e reale, dell’invasore italiano, ma anche del maternage e della solidarietà femminile che prima della tragedia riuscì a dare protezione e a salvare la vita di giovani spesso ignari del loro vero nemico. Le donne, “intermediarie” tra l’ambito privato, cioè la ricezione delle lettere, e quello pubblico, di trasmissione delle notizie dal fronte bellico. La tragedia che si è consumata in quei pochi giorni del settembre del 1943 non era immaginabile per quegli uomini che a Cefalonia e a Corfù alla fine avevano ritrovato casa risolvendo con se stessi e con gli abitanti del luogo quell’equivoco storico che li aveva messi li come nemici, tra quegli ulivi e quelle vigne così simili a quelle che coltivavano in Italia, tra quelle donne che tanto assomigliavano alle loro madri, mogli e fidanzate.

La popolazione civile, pur considerandoli nemici, cominciò presto a convivere in modo amichevole con i soldati italiani, i quali, visto la fame e la miseria, divisero spesso quel po’ che avevano soprattutto con i bambini delle famiglie greche. A conferma di questo tipo di convivenza si verificarono, durante l’occupazione, più di duecento matrimoni tra i nostri soldati e le ragazze isolane. Oggi si contano sulle dita di una mano o poco più. Sono i grandi vecchi, perché hanno più di 100 anni e perché sono gli ultimi soldati della Divisione Acqui. Tra questi grandi vecchi, anche se ci ha lasciato nel settembre del 2010, voglio comprendere Michele Giai, del 1917, abitante di questa borgata e colui che ha eretto il monumento a memoria di chi oggi commemoriamo. Ne ho un ricordo nitido, chiaro: figura composta, elegante con le mostrine appuntate sul bavero, il sorriso aperto e sincero di chi orgogliosamente vuole mantenere vivo il ricordo di una delle pagine più aspre del secondo conflitto mondiale, con i suoi morti (1300 in combattimento, 5200 fucilati e 3000 vittime delle mine in mare a Cefalonia; 600 in combattimento e 17 fucilati a Corfù).

Voglio concludere con una delle migliaia di lettere scritte dai ragazzi alle famiglie, quella del Sergente Maggiore Ernesto Ariè. Non riuscì a spedire la lettera ma sopravvisse ai combattimenti e fu fatto prigioniero dai tedeschi. La lettera fu trovata dai suoi famigliari dopo la sua morte negli anni sessanta. “22 settembre 1943 – Mia dilettissima sposa, forse questo è il mio ultimo scritto che tu avrai. Parto con un pugno di miei fanti per una battaglia che non ha fine. Se cado sul campo di battaglia, tu sii orgogliosa del tuo consorte, ti prego di non piangermi a lungo e sii forte.(…) Custodisci con gelosia tutto ciò che fu mio”.

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