Il carnevale di Bardonecchia all’insegna di masche tradizioni e leggende piemontesi

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BARDONECCHIA – Carnevale di Bardonecchia all’insegna di masche tradizioni e leggende piemontesi. Il Piemonte è una terra antica, piena di vicende e tradizioni; ogni paese ha la sua leggenda su fantasmi e fantasie, e in Valsusa si tramandano alcune di quelle più suggestive. Gli studi sulle masche e sui racconti della Valsusa sono frutto di preziose ricerche.  Sabato 22 febbraio alle 21, in occasione del Carnevale, queste grandi storie piemontesi, in bilico tra mito e realtà, sono protagoniste al Palazzo delle Feste. Ecco lo spettacolo «Racconti in una notte di luna piena» nell’ambito di Scena 1312, stagione di musica-teatro della città di Bardonecchia. A dare voce a queste leggende sono Marisa Torello e l’attrice Alessia Donadio, accompagnate sul palco dall’Estemporanea Ensemble.

LO SPETTACOLO

Lo spettacolo è un grande viaggio nelle piaghe del passato, tra miti, folklore e leggende piemontesi, così per il carnevale di Bardonecchia. Per rivisitare qualche frammento di quel mondo fiabesco tramandato per secoli, di generazione in generazione, vengono raccontate alcune storie trovate in una vecchia stalla abbandonata in Valsusa. Qui spesso storia e leggenda si fondono, s’intersecano e si confondono, e diventa difficile scoprire dove comincia l’una e dove finisce l’altra. Quando il gelo avvolgeva le case e le nebbie della Dora ovattavano i rumori, la notte scendeva presto e la gente si ritrovava nel tepore delle stalle.

LA FESTA A BARDONECCHIA

Le origini celtiche di Bardonecchia, terra di canto e musica Originariamente la conca dell’antica Bardonisca era occupata da un lago alimentato dai torrenti alpini e avente come emissario la Dora. Ne è testimone l’antica denominazione della chiesa Santa Maria eretta dov’è ora la Chiesa parrocchiale. Il lago era chiuso da una barriera rocciosa nei pressi dell’attuale Rocca Tagliata, che sarebbe stata demolita dai Saraceni. Le veglie a Bardonecchia iniziavano subito dopo i Santi e si concludevano all’Annunziata, il 25 marzo. Di qui il detto: “A la Anuncià, adieu à la veglià“. Sotto il Colomion, sul pianoro del Prasserins, in certe notti di luna piena, aveva luogo il Bal dj Sursié, con gli stregoni che a volte assumevano l’aspetto di folletti.

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