Villar Focchiardo dice addio a Giulio Chiaberto, l’ultimo re dei castagneti

VILLAR FOCCHIARDO – Fino a un po’ di anni fa ci vedevamo sempre li. Accadeva quando l’autunno, vinta l’estate, faceva capolino nei boschi col piglio deciso dei giorni d’ottobre. Tempo di rugiade intense, talvolta di prime brine, odori di muschi e di tannini mischiati all’aria ,odori di castagne da raccogliere sul tappeto del prato del bosco dove l’antico albero del pane schiudeva i ricci ed il loro prezioso dono. Giulio Chiaberto era là all’opera in quel castagneto che era stato di Augusta Ravoira. Lo mandava avanti lui e tutte le volte che c’incontravamo, parlava del raccolto dell’annata ed, inevitabilmente, il discorso scivolava su ‘tutte le annate del mondo’ che erano state la vita di Villar Focchiardo.

GIULIO CHIABERTO

Te l’avrà raccontato anche tuo nonno, Vigiu d’Montenero – mi diceva – ma questo frutto è stato l’oro per queste montagne, per gli avi e per noi. Quand’ero giovane, quando la montagna pulsava di vita ,migliaia di quintali di castagne scendevano a valle da questa nostra montagna per andare in vendita in ogni dove. Era il ‘ made in Vilè’ che consentì a questa comunità, fatta da gente coriacea abituata alla tenacia del lavoro, di sopravvivere e progredire sino ad oggi in una storia indissolubile che legherà per sempre la castanicoltura a questa terra.” Parlava a ruota libera, Giulio Chiaberto. Pescava dalla sua remota memoria aneddoti di vario tipo, spaziando da quando faceva l’disbatour su in montagna a quando faceva l’mediatur per la Cavargna Vec di Bussoleno, azienda valsusina che contribuì a decretare il successo dei marroni di Villar Focchiardo.

I CASTAGNI

Poi però s’adombrava un po’ guardando all’oggi della castanicoltura, all’incerto passaggio generazionale che attende questi alberi secolari. S’adombrava perché quell’entusiasmo d’un tempo quando arrivava la stagione della raccolta della castagne stava poco a poco scemando, quasi che anche questo fosse un segno dei tempi e di questo tempo veloce che sembra non avere più memoria ne radici. Mi raccontò quasi una metafora:“ Le cose vanno come possono – mi disse un giorno – e le genti seguono come possono il corso delle cose, illudendosi spesso di dominarle, anche se non è mai davvero così. Tutti corrono di fretta, sempre più di fretta e si dimenticano di ascoltare le voci della terra. Questi alberi secolari, se potessero parlare, sai quante cose potrebbero raccontare? Se solo si sapessero ascoltare…” Ascoltare come ha fatto Giulio Chiaberto, l’ultimo re dei castagneti di Villar Focchiardo.

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Di Mario Raimondo. Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia!