Situazione nelle RSA in Piemonte, Michele Colaci: “Le piccole strutture sanitarie vanno tutelate”

michele colaci

TORINO – Scrive Michele Colaci, presidente Api Sanità Torino, sull’attuale situazione nelle RSA e nelle strutture sanitarie private. “Fin dall’inizio di questa incredibile storia che si chiama Covid le RSA sono rimaste sole ad affrontare ciò che neppure le organizzatissime sanità pubbliche nord europee sono state capaci di fare. È oramai un dato evidente che le RSA hanno saputo reagire con una capacità e con resilienza di cui esse stesse non erano consapevoli. Un dato questo ampiamente confermato nelle statistiche e nelle numerose indagini condotte dalle Procure italiane che hanno constatato la liceità dei comportamenti e delle procedure osservate, lasciando cadere le innumerevoli denunce, spesso frutto di una stampa allarmista e propagandista“.

IL SETTORE SANITARIO IN PIEMONTE

Dice Colaci. “Anche la Regione Piemonte ha dovuto prendere atto della realtà e ha assunto una solidarietà nei confronti del settore socio sanitario così duramente colpito, purtroppo arenatasi sugli annunci e sulle promesse -puramente labiali- di un supporto che ancora non si vede, concretamente con lo stanziamento di risorse aggiuntive. Il settore che denuncia da prima ancora della pandemia difficoltà testimoniate nelle accorate lettere di aiuto del 2017 e 2018, restano tuttora senza risposta, come la carenza di infermieri e OSS -oramai drammatica- oppure gli incrementi del piano tariffario risalente al 2013 (quando fu ridotto e non incrementato) restano promesse che non arrivano mai a compimento di cui la Regione Piemonte dovrebbe quantomeno fornire spiegazioni, soprattutto leggendo i molti articoli di stampa che denunciano con chiarezza che metà delle RSA piemontesi sono in crisi e molte sono a rischio chiusura, spalancando le porte ai grandi gruppi“.

L’ASSISTENZA ALLE PERSONE ANZIANE

Dichiara Michele Colaci. “Ci domandiamo come possa un settore che dà assistenza a persone anziane e fragili e al contempo occupa migliaia di posti di lavoro possa essere ignorato, come possa la Regione Piemonte che ha autorizzato negli ultimi anni decine di nuove RSA (giova ricordare che la loro realizzazione deve essere pre-autorizzata) non assume conseguente responsabilità circa la loro sopravvivenza, il che significa un corrispondente stanziamento economico in termini di quote sanitarie per gli anziani e le loro famiglie che altrimenti devono affrontare l’ammontare dell’intera tariffa e non solo la metà, e molti rinunciano o attendono talvolta invano. Perché?“.

DA API MICHELE COLACI

Asserisce Colaci. “Come mai gli ultimi dati disponibili testimoniano una riduzione della spesa per la non autosufficienza? Qualcuno suggerisce che i maggiori costi dovuti al Covid possano essere recuperati sulla non autosufficienza, aggravando di gran lunga i costi di gestione. Anche il blocco degli accessi dei familiari nelle RSA e il blocco dell’accoglienza di nuovi ospiti anche con un solo caso Covid al proprio interno è oramai un approccio datato, spiegabile solo quando non esistevano i vaccini, ma adesso è solo una sofferenza per anziani e famiglie isolate, e un enorme aggiuntivo danno economico per le RSA. La Regione Piemonte afferma di aver interpellato il Ministero competente e di non avere avuto riscontro (sic!). Ovvero le Istituzioni non comunicherebbero tra loro (il che sarebbe di straordinaria gravità) e il prezzo lo pagano anziani, famiglie ed RSA. A questo punto ci vien da chiedere, l’assistenza ai nostri anziani è ancora una priorità?“.

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