Roberto Borgis nel ruolo di scrittore racconta Bardonecchia dalla costruzione del Frejus al Peninsular Express

bardonecchia palazzo feste

BARDONECCHIA – A Bardonecchia il 20 agosto alle ore 18.00 nella cornice del Palazzo delle Feste Roberto Borgis, insieme a Bruno Ferraro, a Ivana Ferri e allo staff di Tangram Teatro, metterà in scena “Quando la valigia delle Indie passava da Bardonecchia“.

Di certo questo è un tema che incuriosisce e abbiamo chiesto a Roberto Borgis – diventato da poco ex sindaco di Bardonecchia – come gli sia venuto in mente di scrivere uno spettacolo di questo tipo. La sua risposta è molto semplice: l’idea nasce dalla sua passione per Bardonecchia, per la nostra Valle, che va ben oltre il ruolo politico svolto. E che oggi continua dai banchi della minoranza.

“Io sono laureato in lettere e civiltà medievale ma nel 2008 ho iniziato ad appassionarmi alla storia dell’Ottocento scrivendo la biografia di Des Ambrois e da allora non ho più smesso di fare ricerche e ho continuato ad ingrandire il mio bagaglio culturale. Inizialmente sono stato affascinato dai trasporti, primo fra tutti il treno, attraverso cui, per esempio, viaggiava la posta“.

E lo spettacolo avrà questo tema? Il fascino dei grandi viaggi di fine ‘800 in una Valle da oltre 2000 anni protagonista delle grandi trasformazioni delle vie di comunicazione?

“Sì, possiamo dire che lo spettacolo sia diviso in tre parti: la prima racconta come è nata l’idea del treno. All’interno del testo sono presenti personaggi realmente esistiti ma anche personaggi inventati. Uno dei miei personaggi realmente esistito è Jackson, uomo londinese creatore della tratta ferroviaria Susa-Bussoleno. La seconda parte, invece, è ambientata nel traforo del Frejus e racconta di una storia vera di amore e suicidio: due operai, di cui uno austriaco disertore, amano la stessa donna. Lei, inizialmente, si innamora di uno dei due ma poi decide di sposare l’austriaco. Una serie di vicende, che non vi racconto per non rovinare la visione a chi verrà allo spettacolo, finirà con un suicidio proprio all’interno del traforo. Nella terza parte, invece, si parla dei trasporti come via di comunicazione tra Londra e Bombay: inizialmente è stata creata la “India mail” che serviva al trasporto della posta e, successivamente, la “Peninsula Express” che in 22 giorni, grazie al treno e alla nave, permetteva il collegamento tra l’Inghilterra e l’India”.

È la prima opera che scrive?

No, è la terza. Prima di queste ho raccontato, nella “Via dei lupi”, la storia di François de Bardonneche, una sorta di Braveheart valsusino, e quella dell’eccidio della Tour d’Amun. Due episodi attraverso i quali si sviluppa il racconto teatrale incentrato sui rapporti tra Italia e Francia e le conseguenze locali della riforma luterana. L’altro, “Fuga per la libertà da Bisanzio a Bardonecchia” racconta storie di uomini, guerre e ideali incentrati sulla nostra Valle”

Quello a cui assisteremo è quindi un racconto in parte didascalico, un reading musicale nel quale si mette a disposizione della storia la narrazione teatrale per raccontare da uno di quei luoghi, Bardonecchia, fatti e avvenimenti che da lì passarono.

Un piccolo assaggio di una delle scene all’interno del Frejus?

La vita nella galleria era durissima: 1800 forzati cavavano la roccia del Cenisio, alternandosi su tre turni, tra polvere, odore di zolfo, fumi, il crepitio delle perforatrici, la stanchezza dei lavoratori che spesso si trasformava in rabbia col vicino. Qualunque pretesto diventava rissa per sfogare i furori di una vita da bestia quando avrebbero solo voluto essere uomini. Quello che chiamano l’ Austriaco si avvicinò al capomastro Freer: <<Cosa c’ è Austriaco? Sei stanco? Non sei felice di lavorare per la più grande opera ingegneristica del nostro tempo? >>.
L’Austriaco si avvicinò al capo turno con lo sguardo torvo come se dovesse prenderlo a pugni da un momento all’altro: <<Noi siamo ombre di cui le cronache non parleranno. Noi non esistiamo. Noi siamo vermi che solcano i meandri della Storia senza mai salire in superficie… La gloria sarà per altri, per gli ingegneri, i politici, per chi salterà sul carro all’ultimo momento. Non noi… Per noi polvere e sangue, senza gloria… come una guerra in nome del progresso >>.
Freer rimase lì attonito colpito dalla forza devastante di quei pugni fatti di parole che lo passarono da parte a parte. A fatica disse: <<Allora tu non combatteresti per la tua Patria ? >>. L’Austriaco lo fissò con lo sguardo dei vinti, e poi come se cercasse l’orizzonte di una storia della quale conosceva il finale, si voltò verso il buio della galleria dove la “volata di mine” era pronta per brillare e in silenzio tornò al lavoro. “A volte rimanere in silenzio è l’unico modo per manifestare la verità.

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