Politica in Valsusa: dalla Democrazia Cristiana il commento sul nuovo decreto

SAN DIDERO – Dalla Democrazia Cristiana della Valsusa il commento sul nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Spiega Alessandro Forno membro del Direttivo della Democrazia Cristiana. “Non posso non esprimere il mio più profondo senso si solidarietà alle famiglie che in tutta la nostra Penisola stanno subendo le nuove misure di confinamento. Pur essendo vicino ai tanti Italiani che hanno perso un loro congiunto nel corso di questa emergenza epidemiologica non posso rimanere insensibile al profondo ed accorato “grido di dolore che da molte parti di Italia si leva” (Cit. Vittorio Emanuele II). L’economia del sistema Italia è distrutta: si calcola (da fonti AGI) che il crollo del Pil sarà pari all’8% quest’anno, con un rimbalzo, nelle più rosee previsioni, del 4,7% l’anno prossimo”.

IL PIL

“Pertanto il recupero parziale della perdita di prodotto subita nel 2020 avverrebbe, nelle migliori condizioni, solo nel 2022. Molte persone versano nel contempo in condizioni di assoluta povertà. D’altro canto assistiamo inesorabilmente fin dalla comparsa del virus alla fine della Democrazia nella nostra Nazione. La Costituzione della Repubblica Italiana all’Art. 16 prevede la libertà di circolazione. La disciplina giuridica di tale articolo trova coronamento nel precedente art. 13 della Costituzione stessa; ed il testo dell’articolo citato risulta emblematico: “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”.

IN ITALIA

“Ogni cittadino è, quindi, costituzionalmente libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge ovvero di muoversi liberamente all’interno del territorio dello Stato. La limitazione alla circolazione può, pertanto, essere attuata solamente mediante “riserva di legge relativa”, in base al dettato costituzionale e, conseguentemente, solamente una legge dello Stato emanata dal Parlamento può avere efficacia attuativa nei confronti della norma stessa. L’uso del D.P.C.M. o del Decreto del Presidente della Regione non è, quindi, perequabile alla legiferazione poiché questi ultimi non subiscono il necessario passaggio parlamentare. Il mero provvedimento amministrativo, come il Decreto del Presidente del Consiglio o un Decreto Ministeriale o il Decreto del Presidente di una Regione non possono quindi assumere efficacia attuativa sul dettato costituzionale”.

IL DECRETO

“Il D.P.C.M., infatti, come il Decreto del Presidente della Regione per loro natura non assicurano e, soprattutto non possono assicurare, le stesse garanzie del Decreto Legge perché eliminano integralmente il dibattito con la minoranza parlamentare, non coinvolgono il Parlamento quale organo sovrano e, soprattutto, limitando il dialogo sono una semplice espressione della sola maggioranza politica. Inoltre, come ormai universalmente noto, con una delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 il Governo ha dichiarato lo “stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario” anche in Valsusa connesso all’insorgenza del coronavirus. Ma la nostra Costituzione non conosce alcuno “stato di emergenza”, prevedendo solo lo “stato di guerra” che, conformemente all’Art. 78 della Costituzione va deliberato dal Parlamento e dichiarato dal Presidente della Repubblica”.

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI

“Invero, la delibera del Consiglio dei Ministri invoca una legge ordinaria, segnatamente gli artt. 7 e 24 del D. Lgs. 02/01/2018 n. 1 il cosiddetto Codice della Protezione Civile. Questa legge, che peraltro non contempla il caso di pandemie, consente di emanare ordinanze di Protezione Civile in ambiti del tutto diversi da quelli oggetto delle misure inserite nei D.P.C.M. e comunque “nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico e dell’Unione Europea”, dunque senza autorizzare chicchessia a comprimere libertà costituzionali che solo la legge – e in casi limitati – può comprimere. Il Governo si è pertanto appoggiato alla pronuncia dell’O.M.S. per giustificare lo “stato di emergenza” anche in Valsusa. Consta, pertanto, che lo stato di emergenza, che continua a perdurare. E’ stato dichiarato unicamente dall’organo esecutivo, senza alcun vaglio parlamentare e in un completo vuoto costituzionale”.

LE MISURE

“I successivi Decreti che si sono susseguiti hanno poi arricchito la lista delle misure precedentemente contenute nel D.L. n. 6/2020 prevedendo in totale 29 misure [art. 1 comma 2, lett. a] con impatto sulle persone fisiche e in special modo sulla limitazione della circolazione delle persone, con precisi vincoli alla possibilità di allontanarsi dalla propria residenza, domicilio o dimora, fatti salvi spostamenti individuali limitati per esigenze lavorative, situazioni di necessità o urgenza, motivi di salute o altre specifiche ragioni. Ma a ben vedere tali Decreti, contengono o dovrebbero contenere, conformemente al dettato della Costituzione. Misure restrittive della libertà personale non per tutti anche in Valsusa. Solo per chi ha avuto contatti con contagiati o con persone provenienti da zone a rischio ponendo gli stessi in quarantena obbligatoria”.

I DIVIETI

“Il divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione o dimora è quindi destinato alle sole persone sottoposte alla quarantena o a coloro che avendo effettuato il test sono risultati positivi al virus. Oggi assistiamo, invece, al continuo ed inesorabile calpestio della Costituzione della Repubblica Italiana in un clima di vuoto istituzionale e legislativo ove chiunque. Attraverso “l’in-giusta” giustificazione dell’Emergenza Nazionale può legiferare decidendo di chiudere le attività e di danneggiare deliberatamente la già fragile economia nazionale. Spingendo sempre più famiglie sull’orlo della povertà e dell’indigenza anche in Valsusa“.

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