SAUZE DI CESANA – Un grave incendio in Sauze di Cesana avvenuto 59 anni fa, il 14 luglio del 1962, fu una catastrofe che modificò profondamente ed in maniera irreversibile l’aspetto della borgata. Miope furono purtroppo anche i successivi interventi di totale demolizione delle strutture murarie residue. Così relazionò il comune di Sauze di Cesana: su quel tragico evento. “Il 14 luglio 1962. L’incendio del Capoluogo e la mancata ricostruzione: una duplice tragedia. Il fuoco è da sempre un nemico dell’edilizia tradizionale, basata su un abbondante uso del legno negli edifici, su piccole distanze tra di essi e sulla conservazione, nei fienili, di materiali altamente infiammabili. Meno naturale è che il fuoco sia riuscito a distruggere quasi interamente l’abitato di Sauze di Cesana all’inizio degli anni ‘60, quando ci si poteva là aspettare una più razionale difesa ed un più organico intervento di uomini e mezzi. Così purtroppo non fu, ed in cinque ore di fuoco – tra le nove e le 14 di sabato 14 luglio 1962 – una tempesta di fiamme distrusse circa i due terzi dell’abitato di Sauze“.
LE FIAMME
Neppure il varco abbastanza largo, rappresentato dal corso del Rio Merdarel, riuscì a fermare le fiamme, che intaccarono anche la parte più alta del nucleo orientale dell’abitato. Sono facili da immaginare gli effetti di una tale tragedia sulla struttura economica e sociale di Sauze, in quegli anni particolarmente debole. In quanto i redditi dell’agricoltura e dell’allevamento si facevano sempre più modesti, senza che il turismo desse ancora l’importante apporto dei nostri giorni. Le possibilità di ricostruire il paese con le sole forze dei suoi abitanti erano praticamente nulle. Fu così che si mise in moto una procedura “burocratica” di ricostruzione a cui, se pure vogliamo attribuire l’attenuante della buona fede, fecero capo errori macroscopici, gravidi di conseguenze per gli anni a venire. L’incendio aveva distrutto tutte le strutture in legno, ma aveva ovviamente rispettato le strutture portanti in pietra, particolarmente massicce.
LA RICOSTRUZIONE
Sarebbe quindi stato possibile ricostruire il paese partendo dalle sue strutture tradizionali, magari sfoltendo il numero delle case – molte già abbandonate, all’epoca – ed introducendo le necessarie urbanizzazioni primarie. Invece, ciò che restava del paese fu brutalmente raso al suolo, originando quell’irreale spazio vuoto, coperto di erbacce. La popolazione fu “risarcita” della perdita del loro paese tramite la costruzione di una serie di dodici piccoli edifici, all’estremità occidentale del paese. Edifici più che modesti come tipologia e del tutto alieni dalle caratteristiche dell’edilizia tradizionale. Non solo, ma anche costruite con confuse procedure burocratiche – i terreni su cui sorgono non sono stati mai espropriati – ed incongruamente affidati, per la loro gestione, ad un Ente lontano e non interessato come è lo I.A.C.P. di Torino.
DOPPIA TRAGEDIA
Si può pertanto concludere che l’incendio del 1962 fu una duplice tragedia, destinata a segnare forse irrimediabilmente la vita di Sauze e dei suoi abitanti. Tragedia per le perdite materiali e storiche, che segnarono la fine di un insediamento umano che vantava secoli di storia. Tragedia per la ricostruzione affrettata, erronea e del tutto irrispettosa delle tradizioni, accompagnata dall’assurda distruzione di ciò che l’incendio aveva risparmiato. Questo P.R.G. fa pertanto proprio, quale suo obiettivo principale, quello di contribuire alla ricostruzione del perduto centro storico di Sauze, secondo linee che sappiano coniugare il rispetto della tradizione con le esigenze del moderno vivere civile.
LA MEDAGLIA D’ORO
Al Vigile Volontario a servizio discontinuo Vincenzo Sibille della quadra locale di Susa venne tributato “un vivo elogio per le doti di coraggio, abnegazione ed alto senso del dovere dimostrati in occasione di numerosi gravi sinistri verificatisi alle Acciaierie di Susa, a Sauze di Cesana ed al Melezet”. Il Sindaco del Comune di Sauze di Cesana, scrisse il 17 Gennaio 1963, nella lettera di ringraziamento indirizzata a Sibille. “Venuto a conoscenza che Lei è stato insignito della medaglia d’oro per l’opera svolta il 14 Luglio 1962 nell’opera di spegnimento dell’incendio del Paese in qualità di Vigile del Fuoco Volontario del Distaccamento di Susa, a nome della popolazione tutta, del Consiglio Comunale e mia personale Le esprimo le più vive felicitazioni per la ben meritata ricompensa che premia un valoroso”. Il segusino Vincenzo Sibille (1913-1997) si arruolò il 1 luglio 1944 come volontario dell’83° Corpo Vigili del Fuoco “Torino” e prestò servizio nella squadra della Città di Susa per quattro lustri, partecipando a diverse missioni di soccorso in Valle e non solo.
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