La ghiandaia è un’abile imitatrice per allontanare i predatori dal cibo

Ghiandaia, Gli uccelli delle Alpi, Blu EdizioniGhiandaia, Gli uccelli delle Alpi, Blu Edizioni

La ghiandaia, garrulus glandarius. Il nome di questo uccello deriva dalla sua abitudine di alimentarsi di ghiande e dal suo legame con i boschi di querce. Ma la ghiandaia è una presenza tipica di tutte le formazioni di latifoglie, sia d’alto fusto sia i cedui. Diffusa alle nostre latitudini soprattutto nel settore collinare e basso montano, sulle Alpi è un nidificante comune fino intorno ai 1500 metri. Scarsa ma abbastanza regolare più in alto e fino intorno ai 1800 metri. In quota nidifica anche nelle formazioni di conifere, tra le quali preferisce le pinete (pino silvestre e montano) e le peccete. Ma in genere la sua presenza è legata alle fasce di vegetazione lungo i torrenti alpini, alle macchie di nocciolo e agli alneti. In erratismo questa specie può essere osservata anche a quote attorno ai 2000 metri.

NON PASSA INOSSERVATA

La ghiandaia è un corvide variopinto, con piumaggio in gran parte bruno-rosato sul quale risalta il disegno dell’ala distinto dall’ampia macchia bianca e dalle copritrici blu intenso e barrate di nero. In volo, oltre alle macchie alari, è molto evidente il groppone bianco, ben contrastato dalla coda nera. Sul capo spicca il largo mustacchio nero e il vertice chiaro striato. Curiosa e vivace, la ghiandaia passa difficilmente inosservata per la sua abitudine di spostarsi ai margini di boschi con richiami aspri e sgraziati, spesso in piccoli gruppi al di fuori del periodo riproduttivo. Abile imitatrice, usa allontanare i predatori o i conspecifici (per esempio dal cibo) confondendoli o spaventandoli con i richiami di altre specie, spesso di rapaci. In volo batte le ali arrotondate in modo profondo e caratteristico e i gruppi si spostano sempre in formazioni piuttosto disordinate. Specie praticamente onnivora, integra la dieta vegetale a base di frutti e bacche con invertebrati, piccoli rettili e soprattutto uova e nidiacei di piccoli passeriformi.

Tratto dal libro “Gli Uccelli delle Alpi“, di Bruno Caula, Pier Luigi Beraudo, Massimo Pettavino. Blu Edizioni, Torino.