La ghiandaia, garrulus glandarius. Il nome di questo uccello deriva dalla sua abitudine di alimentarsi di ghiande e dal suo legame con i boschi di querce. Ma la ghiandaia è una presenza tipica di tutte le formazioni di latifoglie, sia d’alto fusto sia i cedui. Diffusa alle nostre latitudini soprattutto nel settore collinare e basso montano, sulle Alpi è un nidificante comune fino intorno ai 1500 metri. Scarsa ma abbastanza regolare più in alto e fino intorno ai 1800 metri. In quota nidifica anche nelle formazioni di conifere, tra le quali preferisce le pinete (pino silvestre e montano) e le peccete. Ma in genere la sua presenza è legata alle fasce di vegetazione lungo i torrenti alpini, alle macchie di nocciolo e agli alneti. In erratismo questa specie può essere osservata anche a quote attorno ai 2000 metri.
NON PASSA INOSSERVATA
La ghiandaia è un corvide variopinto, con piumaggio in gran parte bruno-rosato sul quale risalta il disegno dell’ala distinto dall’ampia macchia bianca e dalle copritrici blu intenso e barrate di nero. In volo, oltre alle macchie alari, è molto evidente il groppone bianco, ben contrastato dalla coda nera. Sul capo spicca il largo mustacchio nero e il vertice chiaro striato. Curiosa e vivace, la ghiandaia passa difficilmente inosservata per la sua abitudine di spostarsi ai margini di boschi con richiami aspri e sgraziati, spesso in piccoli gruppi al di fuori del periodo riproduttivo. Abile imitatrice, usa allontanare i predatori o i conspecifici (per esempio dal cibo) confondendoli o spaventandoli con i richiami di altre specie, spesso di rapaci. In volo batte le ali arrotondate in modo profondo e caratteristico e i gruppi si spostano sempre in formazioni piuttosto disordinate. Specie praticamente onnivora, integra la dieta vegetale a base di frutti e bacche con invertebrati, piccoli rettili e soprattutto uova e nidiacei di piccoli passeriformi.